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giovedì, Marzo 28, 2024

Colombaia, la Fondazione sarà liquidata! Il futuro della Villa a un altro soggetto

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Pasquale Raicaldo | Calerà a breve il sipario sulla Fondazione La Colombaia, che gestisce per statuto la Villa che fu di Visconti e che resta chiusa al pubblico, inesorabilmente, in attesa di interventi di straordinaria manutenzione che, al momento, paiono sempre più lontani. Ormai il proverbiale dado sembra tratto e se ne è avuta conferma ieri l’altro, quando il consiglio generale (orfano del dimissionario Gerardo Calise) ha messo al corrente il direttivo della disastrosa situazione debitoria dell’organismo: con commercialisti e consulenti del lavoro, in attesa che il prossimo 19 ottobre si provveda all’esame del bilancio e a nuove determinazioni, è parso a tutti evidente che la Fondazione, dopo una lunga e tormentata stagione di balbettii e problematiche varie, sembra vicinissima al baratro. Pronta a essere messa in liquidazione.
“Abbiamo tentato in tutti i modi di tenerla in vita – confessa il sindaco di Forio, Francesco Del Deo, che presiede per statuto il consiglio generale – ma ci siamo accorti che la massa debitoria è talmente considerevole da rendere vano ogni tentativo. Un pozzo senza fondo, tra decreti ingiuntivi ed Equitalia. Abbiamo così illustrato ai consiglieri la situazione ed è parso evidente a tutti che la strada da perseguire per un reale rilancio della Villa di Luchino Visconti sia un’altra”.
E al direttivo – a cominciare da Luigi Covatta, l’ex senatore che ha assunto da qualche mese il coordinamento, subentrato al dimissionario Massimo Bottiglieri – la soluzione estrema è sembrata e sembra inevitabile. Ma cosa accadrà poi? La gestione della Villa sarà assegnata (a meno che non subentri la volontà di una clamorosa cessione) ad un altro soggetto: una nuova fondazione, un’associazione, una realtà già esistente. Che partirà da zero, potendo così ambire a finanziamenti senza che le iniezioni di denaro vengano bloccate, come accade oggi, per i pignoramenti di Equitalia, che agisce anche per conto dei creditori. “Per anni si è nascosta la polvere sotto al tappeto – conferma Del Deo – ed è giunta l’ora di ricominciare da zero”.
Lo si farebbe con Covatta in prima linea, a quanto pare. “Le idee e la progettualità messe in campo dall’ex senatore – conferma Del Deo – sono di primissimo piano. E partiremo da lì, dalla sua passione, dalla sua rete di contatti”. L’obiettivo, che a questo punto diventa ambizioso, è la riapertura della Villa per il prossimo 17 marzo.  A quaranta anni esatti dalla morte di Luchino Visconti, la Colombaia riaprirebbe i battenti con un’iniziativa di richiamo nazionale. In una data simbolica, tonda, importante.
Ma perché il sogno si concretizzi, i tasselli devono comporre un puzzle complesso: la liquidazione della Fondazione, la creazione di un nuovo soggetto e, soprattutto, l’avvio di una serie di interventi di manutenzione non più procrastinabili, ed essenziali per la riapertura. Del resto, anche durante le brevi parentesi in cui la Villa è rimasta aperta la scorsa estate  (per le irruzioni del Global Fest di Vicedomini e del premio “I love Ischia”) è emerso impietoso il degrado dell’immobile e delle sue pertinenze: calcinacci a rischio crollo, intonaco staccato in alcuni ambienti, le inconfondibili persiane azzurre cadenti, le balaustre fradice, la pavimentazione dell’anfiteatro in legno ormai inesorabilmente del tutto compromessa. Per tacere del percorso che conduce alle ceneri di Luchino Visconti, ricoperto da erbacce e foglie secche.
Con 30 mila euro, ad ogni modo, la Villa potrebbe riaprire presentandosi in modo decoroso. Capitolo a parte per il parquet in legno dell’anfiteatro all’aperto: un nervo scoperto, che richiede un investimento più consistente. Ma l’obiettivo della Colombaia 2.0, la cui regìa sarà dunque affidata a un organismo del tutto nuovo, resta quello – già esplicitato nei mesi scorsi dal nuovo direttivo – di farne “un posto culturalmente attraente, e non più la cattiva e triste limonaia di cui abbiamo sentito tanto parlare dalla stampa nazionale. E’ vergognoso – denunciò lo stesso Covatta – che un posto di tale importanza e rara bellezza ad oggi sia ridotta ad un punto dove fare feste, incontri e divertirsi, un appoggio per pochi”. Un luogo peraltro pericolosamente lontano dai fasti del grande Luchino. Tornare a raccontarne il Mito alle migliaia di turisti affascinati dal regista de “Il Gattopardo” è davvero una “mission impossible”?

 

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