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venerdì, Aprile 19, 2024

Buon Natale, Ischia!

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4ward di Davide Conte
Sono ancora amareggiato dopo aver constatato, per l’ennesima volta, la bassezza di certi nostri compaesani i quali, pur dinanzi all’evidenza, sono pronti a calpestare le più elementari regole di convivenza civile e rispetto pur di guardare ai cazzacci propri. Tuttavia, siamo a due giorni dal Santo Natale e mentre mi accingo ad una luculliana cena a base di carne suina in compagnia di ottimi amici, preferisco optare per la linea morbida; e nello scrivere il 4WARD di questa settimana, parlerò d’altro.
Queste festività natalizie giungono a fagiolo non solo per riposarci un po’, ma per meditare su un momento in cui nessuno di noi si sente più al sicuro, sia sotto il profilo economico-lavorativo, sia alla luce degli eventi terroristici che continuano a turbare l’Europa intera. Il famoso aforisma “quando c’è la salute c’è tutto” sembra non reggere e appare ogni giorno di più un semplice luogo comune. Se ci guardiamo intorno, non è difficile accorgersi che la gente sorride sempre meno, che i negozi –salvo rare eccezioni- sono sempre più vuoti perché il guarding (come lo definì la mia amica Valentina Eldani) prevale sullo shopping, perché le forme di divertimento dei teen agers di oggi spesso degenerano in manifestazioni dalla più che censurabile “esuberanza”, perché le prospettive future non fanno facilmente intravedere la luce al termine del tunnel.
Quello che mi avvilisce di più oggi non è solo il concetto “Italia a due velocità” di cui Vi ho parlato spesso in questa rubrica e che mette in luce le differenze lapalissiane tra nord e sud, ma principalmente il divario globale tra noi e il resto d’Europa. I servizi di questi giorni sulla strage di Berlino hanno posto in evidenza le enormi risorse che la capitale tedesca (e la Germania in generale) mette a disposizione dei giovani in termini occupazionali e prospettici, al punto da farci raccogliere testimonianze dirette da far accapponare la pelle: prima tra tutte, a mio giudizio, quella di un ragazzo italiano, uno dei tantissimi nostri connazionali già da tempo impiegati in aziende o start up berlinesi, il quale senza mezzi termini ha dichiarato nel corso di “Porta a Porta”: “L’Italia mi manca, è vero, ma in Italia non sarei mai riuscito a diventare il top nel mio settore, perché a differenza di qui non ce n’è la possibilità materiale.” Senza cadere nella polemica già abbastanza ricorrente contro il Ministro del Lavoro Poletti, considero innegabile che l’orientamento del “pubblico” italiano, a tutti i livelli, sia ancora lontano, molto lontano da quei provvedimenti che potrebbero in qualche modo rivalutare il nostro Paese quale forza economica di rilievo del Vecchio Continente e non solo in tema di welfare. Ma a questo punto, è più facile rassegnarsi oppure provare a reagire?
Per noi che viviamo ad Ischia, diffusamente considerata ancora un’oasi per sessantatremila fortunati, tutto risulta per certi versi (apparentemente) più semplice grazie al turismo e, per altri, implacabile amplificatore di realtà metropolitane poste in evidenza dalla ristrettezza del territorio e, soprattutto, della mentalità locale, che nelle grandi città si spalma nel naturale oblio dei loro ritmi frenetici. Basta un nulla a rendersi conto, una volta trascorsi i sei mesi di “piena” o pseudo-tale, che si è tornati nella pochezza dei 46 kmq, nelle beghe di paese, nel Tribunale che pullula di avvocati e scoppia di annosi contenziosi, negli uffici pubblici dove all’entusiasmo di giovani stagisti si contrappone l’obsolescenza di procedure tenute in piedi da impiegati demotivati che attendono solo il pensionamento, nel traffico che impazza e nei posti auto introvabili: insomma, un’isola (sempre apparentemente) felice, ma tutt’altro che preoccupata della deriva socio-economica di cui è preda e che proprio per la sua insularità potrebbe complicare ulteriormente la vita dei suoi indigeni.
Non saprei cosa augurare a tutti noi per Natale, un po’ come quando ti trovi a due giorni da questo giorno così atteso e non sei ancora riuscito a trovare il regalo adatto per le persone più care, riducendoti sistematicamente all’ultimo minuto con il dubbio amletico sulla bontà della scelta. E non vorrei neppure lasciarmi andare alle solite riflessioni di stampo politico, considerato che a maggio qui ad Ischia si vota e sarebbe troppo semplice augurarsi un Sindaco ed un Amministrazione degni della maiuscola e migliori di quelli che ci siamo ritrovati negli ultimi nove anni e mezzo. E allora…
Allora mi limiterò a sperare e perché no… pregare. Perché l’Avvento, per chi ci crede, rappresenta innanzitutto un momento di colloquio con Dio più intenso del solito, che ci allontani per un momento dai consueti schemi consumistici e in cui ci si dovrebbe imporre non la semplice “lista della spesa” da sottoporre al Padreterno, ma quell’intimità della preghiera con Lui, tanto cara a Benedetto XVI nel suo “Gesù di Nazareth”.
Oggi, più di sempre, io prego per la mia famiglia, per i miei figli, per il mio Paese (che vorrei continuasse ad essere anche il loro) e per la mia splendida Isola, affinché insieme alla sua stranissima (è un complimento, forse) gente riesca a ritrovare quanto prima la strada maestra. Per il bene di tutti. Anche il mio!
Buon Natale, Ischia!

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