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mercoledì, Aprile 24, 2024

Beguinot: “Ischia è stata la più grande delusione della mia carriera”

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L’ultima intervista di Corrado Beguinot, è stata pubblicata a quattro giorni dal terribile terremoto del 21 agosto che ha devastato l’isola. Beguinot era tornato a parlare della sua Ischia, la più grande delusione della sua carriera. Un’intervista rincorsa a lungo, già chiesta alla Fondazione Della Rocca, che il destino non ci ha concesso. Beguinot in una delle sue ultime uscite pubbliche si era così espresso nel merito del passato e del possibile futuro dell’Isola d’Ischia. Un parere autorevole dal quale tutti possiamo trarre utili ed imprescindibili spunti.

Corrado Beguinot: Ischia la mia più grande delusione, per la ricostruzione l’Islanda può essere il suo esempio virtuoso
«Gli enormi problemi urbanistici di Ischia sono chiarissimi da mezzo secolo. Ci provammo a risolverli, ma la gente ha preferito lo sviluppo anarcoide, il fai da te. Il problema è che si è affermato, ed è ormai consolidato l’abusivismo come modello di vita. Una piaga certamente nazionale ma che sull’isola tocca livelli straordinari, anche per motivi strettamente geografici». Corrado Beguinot, classe 1924, è stato uno dei maggiori urbanisti napoletani, a lungo ordinario alla Federico II e fino alla sua scomparsa presidente della Fondazione “Aldo Della Rocca“, che si occupa si studi urbanistici. Nel 1967 ebbe l’incarico dall’Evi, l’Ente di valorizzazione dell’isola di Ischia, di redigere un Piano regolatore generale per tutto il territorio isolano: uno strumento «che alcuni sabotarono e altri stravolsero», aggiunge.

Professor Beguinot, cosa ricorda di quegli anni?
«Ricordo l’estrema difficoltà di uno sforzo che ebbe esiti scarsi, se non nulli, per dare una norma alla completa anarchia. Il Piano regolatore divenne un vero motore di terrore perché l’abusivismo era certamente un’attività economica, per quanto perversa. Non solo ad Ischia: un’esperienza coeva fu quella di Sarno dove, mentre si trattava per approvare finalmente il Prg, nel Consiglio comunale volavano le bottiglie di vetro. Purtroppo nessuno vuole le regole, perché limitano il libero arbitrio, ignorando che la regola è l’unico modo civile di stare in una comunità».
L’isola fu subito contraria?
«In verità all’inizio trovammo un discreto supporto, poi quando si capì che ci sarebbero state inevitabilmente delle limitazioni e dei provvedimenti, cominciammo a essere abbandonati. Ho visto carriere politiche interamente costruite sul Piano regolatore: prima per esaltarlo e poi per distruggerlo. Si arrivò a dire che era addirittura pericoloso, a Barano e Serrara Fontana comparvero dei manifesti che ci invitavano ad andare via e non farci più vedere. Tutto cadde nel nulla, e il risultato lo abbiamo visto».

È per lei una delusione?
«Certamente in una carriera, specie se lunga, di delusioni ce ne sono tante: quella di Ischia è forse la più grande. Veda, l’urbanista è come il medico che deve scegliere la cura giusta per dare una risposta a una malattia: se il caso non si risolve, la vive come una sconfitta. Dopodiché, sempre per stare sulla metafora sanitaria, la malattia può diventare particolarmente grave e allora si chiede al medico di debellarla improvvisamente: il che non può accadere, ovviamente, perché ci vuole tempo e ricerca per capire le cause e trovare la guarigione».

Oggi da cosa si dovrebbe partire?
«Mi rendo conto dell’enormità dei problemi e della faciloneria con la quale si sputano sentenze. Purtroppo il fenomeno dell’abusivismo è talmente massiccio che dubito fortemente possa risolversi semplicemente con le demolizioni, che comportano problemi di smaltimento, di risorse per effettuarle e sopratutto di un consenso popolare che nessuna forza politica oggi ha per applicarle senza conflitti».

Pensa che possa esserci un cambiamento di mentalità?
«A me purtroppo non sembrano maturi i tempi di un convincimento largo e condiviso che le regole devono sostituire l’arbitrio personale. Infrangere una regola è il prodotto di un interesse del singolo e ognuno pensa al proprio. Aggiunga che la mancanza di risorse rende tutto più complicato, perché subentra la sospensione, l’attesa sine die, e il dio tempo è il principale alleato della speculazione».

C’è una soluzione definita?
«Un urbanista le direbbe che in questo casi si coltiva, come arma definitiva, un’unica folle idea: l’abbattimento generale per ricostruire tutto da zero. Naturalmente è una provocazione, ma che vuol essere un invito a operare subito, senza farsi prendere dallo scoramento, lavorando insieme, dicendo la verità ai cittadini senza alimentare false illusioni. Naturalmente Ischia ha delle difficoltà naturali, pari alle sue straordinarie bellezze, ma se lei vede l’Islanda, un’isola con vulcani capaci di bloccare il traffico aereo di mezzo mondo, avrà un esempio virtuoso che indica come delle soluzioni sono sempre possibili. È chiaro che occorrono dei cambiamenti, anche molto profondi».

INTERVISTA RILASCIATA LA MATTINO DI AVELLINO IL 25 AGOSTo 2017

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