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sabato, Aprile 20, 2024

Avvocati in assemblea per protestare per il mancato inizio dei lavori alla sede storica

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Quest’oggi è stata indetta l’assemblea dell’avvocatura ischitana con astensione da tutte le udienze penali e civili e al Giudice di Pace. Un confronto pubblico per affrontare nuovamente il nodo del recupero della sede storica del palazzo di giustizia, che sarebbe dovuto iniziare già da qualche settimana. Come promesso dal capo gabinetto di Luigi De Magistris, nella qualità di massimo responsabile della Città Metropolitana. Nell’assembla a cui ha partecipato l’alto dirigente dell’ex Provincia, ha annunciato che i famosi 600.000 euro promessi ed impegnati ma mai trasferiti al Comune d’Ischia, erano stati di fatto recuperati e pronti per porli a disposizione del sindaco Giosi Ferrandino che in quell’assemblea era presente. Spiegando burocraticamente quale fosse l’esatta destinazione e cosa doveva avvenire da gennaio in poi. Promettendo, inoltre, che i soldi sarebbero sbarcati prima della fine dell’anno. Verso la metà di dicembre. Tutti soddisfatti e speranzosi che il problema si fosse risolto. Anche perché lo stesso capo gabinetto di De Magistris aveva ricordato che l’ex struttura del Liceo classico (che oggi ospita il tribunale) deve rientrare entro giugno nella piena disponibilità della Città Metropolitana. Per eseguire i lavori come da appalto già assegnato ad una ditta che secondo il progetto dovrebbe demolire l’edificio per poi ricostruirlo per una spesa complessiva di 3.500.000 euro. Tempi stretti, ma ritenuti sufficienti dai tecnici per riportare la struttura storica ai fasti passati.
Gli avvocati hanno creduto a queste promesse natalizie e non vedendo muoversi nulla all’orizzonte dopo che è passata metà del mese di gennaio, hanno dato mandato al presidente dell’Assoforense, avv. Francesco Cellammare, di adottare tutte quelle iniziative capaci di accelerare le procedure burocratiche, che sono diverse e comunque fastidiose e che a volte non conducono a nulla. E l’assemblea che si terrà questa mattina va proprio in questa direzione, capire se i soldi promessi sono effettivamente arrivati a destinazione e in caso positivo capire quale è l’ostacolo che impedisce al Comune d’Ischia di assegnare l’apertura del cantiere all’impresa che si aggiudicò l’appalto. O comunque alla seconda in ordine di preferenza.
Allo stato la struttura è in completo abbandono, è diventata anche un ricettacolo per scaricare ogni rifiuto ingombrante e qualcuno ha pensato bene di riversarci anche residui di cantieri edili. Facendo così aumentare quello che dovrà essere trasferito in discariche autorizzate. Con aumenti di costi. E’ una struttura che è diventata di libero accesso a chiunque. Finanche il portone d’ingresso è stato aperto e oltre a persone che hanno interesse a trovarci una sistemazione di notte, è meta di pellegrinaggi di ratti di ogni genere. Basteranno i 600.000 euro per dare “dignità” a questo ufficio giudiziario? E’ un compito che spetta ai tecnici, che alcuni anni fa avevano previsto una spesa per interventi mirati. Mentre dal Ministero c’era stata la promessa che per la sezione di Ischia sarebbero stati disponibili 300/400.000 euro per finanziare quelle opere tecnico-strutturali che consentirebbero anche di svolgere il famoso processo telematico. Una disponibilità ragguardevole che non sarebbe più tale dopo il cambio del dirigente che aveva la responsabilità del governo delle strutture giudiziarie italiane ed il nuovo che ha preso possesso non mostrerebbe più quella disponibilità ad erogare il finanziamento. Adombrando un problema di natura finanziaria, per le poche risorse messe a disposizione dal nuovo bilancio predisposto con il voto del Parlamento prima della fiducia al nuovo governo.
Per gli avvocati isolani siamo in Italia, dove la certezza è qualcosa di effimero. E tutto bisogna conquistarlo sul campo con un’azione penetrante e costante e l’assemblea fissata per quest’oggi va proprio in questa direzione. Marcare stretto il più possibile quelle istituzioni che hanno promesso i finanziamenti e coloro che debbono eseguire i lavori ed un Ministero che dovrebbe essere il garante per il funzionamento degli uffici e garantire delle sedi funzionali e sicure. Manca tutto ciò e il confronto che si prevede quest’oggi va nella direzione di una critica verso chi dovrebbe fare, ma fino adesso è rimasto in attesa degli eventi. Mancheranno i rappresentanti del consiglio dell’Ordine di Napoli per impegni presi, ma hanno garantito che saranno vicini, come hanno fatto già nel passato, affinché questa ennesima grana trovi una soluzione “pacifica”, ma che debba trovare riscontri in tempi brevissimi. Se non dovessero venire soluzioni, gli avvocati sono pronti a chiedere a parlamentari o senatori di sottoscrivere delle interrogazioni o interpellanze al ministro della giustizia Orlando per svegliarlo dai torpori che da sempre lo assillano. Per qualcuno è come se non ci fosse un ministro della giustizia, che non fa sentire la sua voce, ma rimane acquattato nel suo ufficio di via Arenula in attesa degli eventi. Mentre dovrebbe essere un guardasigilli che i problemi dovrebbe evitarli con provvedimenti capaci di dare soluzioni e continuità nel funzionamento della complessa macchina della giustizia. Che si trova attualmente allo sbando per scarse risorse finanziarie e per organizzare gli uffici. Basti pensare che il terzo tribunale più grande d’Italia, quello di Napoli, patisce l’assenza di strutture funzionanti che agevolino l’ingresso del personale e dei cittadini che debbono raggiungere le aule di giustizia. Da circa un anno sono rotte le scale mobili, per non parlare di alcuni ascensori che lavorano a singhiozzo per scarsa manutenzione.

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