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venerdì, Marzo 29, 2024

Arrestato perché picchiava il figlio, dalla galera accusa il parroco: “troppe attenzioni per la mia famiglia”

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Lungo interrogatorio. R.D.R. è accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni per aver preso a schiaffi il figlio. Quella reazione è legata alla circostanza che i due ragazzi di 12 e 13 anni sarebbero riamasti a dormire a casa del sacerdote nella notte di sabato. Ha parlato anche di disponibilità di denaro dei ragazzi e di continui acquisti di generi alimentari da parte del prelato. Su richiesta dell’avv. Nicola Nicolella il gip Miranda non ha convalidato l’arresto in flagranza di reato, ma ha emesso una misura meno afflittiva. A fronte delle dichiarazioni dell’indagato molto probabilmente il pubblico ministero svolgerà le dovute indagini

 

PAOLO MOSE’ | Il giudice per le indagini preliminari Tommaso Miranda non ha convalidato l’arresto di R.D.R., trasferito a Poggioreale perché beccato in flagranza di reato con le accuse di maltrattamenti in famiglia e lesioni in danno della moglie e dei due figli. Il giudice, non accogliendo la richiesta di custodia cautelare in carcere, ha applicato la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari. In un’abitazione diversa da quella familiare. Essendo i fatti accaduti nella giornata di domenica 14 e la denuncia con la relativa visita di uno dei due figli è avvenuta il giorno successivo, non vi erano le condizioni per poter procedere all’arresto e al trasferimento a Poggioreale.

Ma questo è l’aspetto meno rilevante di quanto è emerso all’udienza di convalida, allorquando l’indagato è stato sottoposto ad interrogatorio. Per spiegare come mai avesse avuto quel comportamento, da dove fosse scaturito e quali fossero i rapporti che intercorrevano con la moglie. L’unico dato certo è che una famiglia che ha vissuto di stenti e che lui abbia poi cercato di arrabattarsi nel trovare lavoro, soprattutto frequentando il mercato di Forio. Ma questo è un aspetto che già si poteva appalesare leggendo gli atti che sono stati trasmessi dai carabinieri della Stazione di Forio e del Nucleo operativo della Compagnia. Arricchiti con delle affermazioni alquanto pesanti fatte dall’arrestato, che ad un certo punto ha allargato l’orizzonte a macchia d’olio. Da subito ammettendo di aver effettivamente sferrato due schiaffoni al volto del figlio e motivando, dando delle spiegazioni che coinvolgono una personalità che fino a quel momento era lontano mille miglia da questa storia, seppur ha avuto frequenti contatti per dare una mano ad una famiglia che certamente non navigava nell’oro.

 

IL TELEFONINO IN REGALO

Nel riferire dei due schiaffi, l’uomo avrebbe spiegato di aver avuto diversi dubbi legati soprattutto ai rapporti che i due figli minori, uno di 12 e l’altro di 13 anni, avevano con un uomo molto più grande. Ma prima di entrare nel merito della storia raccontata, è giusto riaffermare che i dubbi, i sospetti necessitano di una verifica attenta e che il pubblico ministero indaghi in ogni latitudine su quanto sarebbe accaduto. Ha parlato di preoccupazioni e di forti sospetti, del tipo di un’attenzione che avrebbe avuto un parroco di Forio verso la sua famiglia ed in particolare con i due figli minori. Cercando di focalizzare alcuni episodi per rendere più chiara la sua preoccupazione e soprattutto i sospetti. Capire fino in fondo del perché di tanta attenzione da parte del sacerdote. Ci sarebbe rimasto male allorquando rientrò in casa ed era felice di fare un regalo al proprio figlio. Un telefonino già usato che aveva pagato 30 euro e che sarebbe servito a uno dei ragazzi. Ma all’atto della consegna avrebbe ricevuto una risposta che lo lasciò meravigliato, sbalordito, impietrito: «A chi lo vuoi dare questo coso, il parroco mi ha regalato un Samsung più funzionante».

Ed effettivamente il ragazzo teneva gelosamente custodito questo telefonino che portava con sé.

Una risposta a fronte di una domanda ben più che precisa del giudice per le indagini preliminari, che dinanzi a sé aveva tutti gli atti che erano stati trasmessi dal pubblico ministero. Comprese le sommarie informazioni, tra cui quella della madre che avrebbe sottoscritto invogliata dal parroco a denunciare i pessimi rapporti che intratteneva con il coniuge. E lo stesso indagato riferisce di aver saputo che in quella circostanza il sacerdote si mostrò molto determinato, perché questa era l’occasione propizia per trarlo in arresto.

L’altro aspetto che non è passato inosservato soprattutto al suo difensore, l’avv. Nicola Nicolella, è che sarebbe stato lo stesso parroco ad accompagnare il minore in ospedale per il referto. E spiegare la causa di quelle ecchimosi sul volto. E in quella stessa circostanza sono state scattate alcune foto con il cellulare che sono state stampate e acquisite dai carabinieri, che le hanno trasmesse in allegato al verbale di arresto e alla comunicazione notizia di reato. E per avvalorare l’ipotesi delle lesioni, è stato trasmesso anche il certificato sanitario che sostanzialmente conferma che il ragazzo è stato colpito da due schiaffi al volto.

Quindi un’attività a trecentosessanta gradi che ha mostrato la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, necessari in questa fase per dei provvedimenti di natura cautelare personali.

 

TANTI GLI EPISODI RACCONTATI

Il genitore arrestato avrebbe raccontato altri episodi su cui ovviamente il pubblico ministero dovrà approfondire e valutarne la sussistenza. Dichiarando dinanzi al giudice che i suoi figli era soliti visitare il parroco a casa sua. A volte venivano anche invitati. Un’abitazione, che secondo il detenuto ha una sola camera da letto, molto particolare. Spiegando di conoscere tutti gli ambienti per essere stato invitato in un’occasione a pranzo insieme a tutti gli altri membri della famiglia.

E perché questa reazione, questi due schiaffi rifilati a ripetizione proprio nella giornata di domenica scorsa? Ha una risposta e l’ha tratteggiata nei particolari. Avrebbe detto al giudice Miranda che la mattina della domenica, non trovando i due figli a casa, avrebbe chiesto dapprima spiegazioni alla moglie non trovando delle risposte secondo lui esaustive. Per poi affrontare uno dei figli e chiedere insistentemente dove avesse dormito con il fratello. Stando al suo racconto, il ragazzo si sarebbe chiuso in un assordante silenzio e lui a continuare a chiedere al figlio di dare una risposta. Una situazione molto incandescente, tant’è che, secondo le affermazioni dell’indagato, ad un certo punto il figlio gli avrebbe risposto con toni duri: «Papà non mi rompere il cazzo». Una risposta che non si aspettava, per essere stati i figli nel passato educati nei suoi confronti e la sua reazione stizzita ed immediata è stata quella di sferrare i due schiaffi al volto del ragazzo. In quella circostanza, lui ha dichiarato, ha avuto la risposta che sospettava: i figli erano stati ospiti del sacerdote durante la notte. Una circostanza che non gli andava affatto giù e che ne aveva parlato anche con la consorte in modo agitato. Mentre la moglie tentava di sminuire l’accaduto, che tutto fosse niente di particolare.

Al giudice ha raccontato anche un altro aspetto di vita che lo rendeva particolarmente sfiduciato. I propri figli, il dodicenne e il tredicenne, avevano disponibilità di denaro mentre lui non aveva quasi nulla. In alcune occasioni era senza soldi. A causa dei lavori saltuari al mercato di Forio e la maggior parte di ciò che incassava lo consegnava alla moglie per dare da mangiare agli altri quattro figli più piccoli. E ha ricordato che in un’occasione chiese al figlio di andare dal tabaccaio per acquistare un pacchetto di sigarette e il figlio gli rispose: «Non ti preoccupare che te le compro io». E sempre stando alle sue dichiarazioni, quel giorno il ragazzino aveva in tasca 50 euro. Soldi che avrebbe regalato il parroco per far fronte alle esigenze familiari. E lui a chiedersi perché i soldi non li avesse consegnati nelle mani della moglie.

Ed ancora sul sacerdote, a ricordare che il parroco era prodigo nel riempire il frigorifero di generi alimentari e dalla moglie era considerato un vero e proprio benefattore. Di avere a cuore la crescita e l’educazione in particolare dei due figli maggiori.

Queste sommariamente sono le dichiarazioni che ha reso e sottoscritto nel verbale di interrogatorio alla presenza del suo difensore di fiducia avv. Nicola Nicolella. Ma altre cose avrebbe riferito al giudice, che di fronte a fatti precisi e descritti minuziosamente dagli investigatori, all’inizio appariva determinato a confermare la detenzione in carcere, anche per un precedente che pur risalendo a diversi anni fa è legato ad un episodio abbastanza grave. Per il quale è stato condannato dalla Corte di Appello a cinque anni di reclusione per una violenza sessuale nei confronti di una donna che lui riferì essere stata consenziente e di aver avuto il rapporto al bordo di una piscina di un noto albergo di Forio. Una ricostruzione che all’inizio trovò un riscontro all’udienza di convalida da parte del gip che lo rimise in libertà dichiarando che la sua ricostruzione era credibile e che le dichiarazioni della donna erano perlopiù legate ad evitare una reazione del fratello. Il quale era sopraggiunto nel momento clou. La sentenza comunque sarà definitiva soltanto quando si pronuncerà la Suprema Corte di Cassazione.

 

TRASCORSA LA FLAGRANZA

Il pubblico ministero nella richiesta di convalida e di applicazione di misura cautelare non è stato affatto tenero nei confronti dell’indagato. Dipingendolo come un soggetto costantemente ubriaco, da come risulta dalle indagini condotte dai carabinieri della Stazione di Forio e dal Nucleo operativo. Essendo una vecchia conoscenza e in diverse occasioni sono stati costretti ad occuparsi di lui per varie questioni anche all’interno della famiglia. Di aver condotto una vita sbandata con lavori saltuari e prodigo nello spendere soldi per acquistare delle bottiglie di birra che consumava durante la giornata, ed infine ad elencare le varie liti con la moglie che lui stesso però ha smentito al giudice. Anzi, precisando che sono diversi anni che non ha più una discussione accesa con la consorte, che la vita coniugale va avanti normalmente.

Al termine dell’interrogatorio l’avv. Nicola Nicolella si è pronunciato sulla convalida chiedendo al giudice di respingere la richiesta formulata dalla procura della Repubblica e ponendo all’attenzione del gip un aspetto fondamentale. I fatti si sono consumati il 14 maggio e che l’arresto invece è avvenuto il 15 pomeriggio dopo un’attività investigativa posta in essere dai carabinieri coordinati dal capitano Andrea Centrella. Non sussistendo la flagranza del reato, non si poteva procedere all’arresto e al trasferimento in carcere. Decisione che aveva trovato il pieno assenso nel pomeriggio del 15 del pubblico ministero Maria Sepe, lo stesso magistrato che aveva sottoscritto le richieste al gip. La difesa ha spiegato che c’è stata una vera e propria corsa ad ostacoli per raccogliere in fretta e furia delle sommarie informazioni. Ascoltando contemporaneamente gli assisterti sociali di Forio, il preside, i professori, nonché la stessa moglie. Il tutto per confezionare un’accusa che reggesse al vaglio del giudice e mantenesse inalterata la misura custodiale. L’avv. Nicolella ha posto al gip Miranda una considerazione, secondo la quale come mai, se vi erano delle condizioni di invivibilità familiare e di rapporti tesi tra le varie parti, non si è proceduto prima? Essendo la vicenda conosciuta nell’ambiente, per le difficoltà di ogni genere registrate in questo nucleo familiare. E ha posto un altro interrogativo altrettanto duro. Secondo la difesa quella presa di posizione dell’indagato ha in qualche modo scaturito una reazione da parte dei vari soggetti interessati.

Di certo questa vicenda non può dirsi conclusa nell’ambito delle ipotesi di maltrattamenti in famiglia e lesioni. Perché di fronte a delle considerazioni e delle accuse anche ben definite, il pubblico ministero dovrà per forza di cose verificarle. Nel caso fossero del tutto inventate o insostenibili, la posizione di R.D.R. potrebbe ulteriormente aggravarsi.

 

 

7 COMMENTS

  1. Accusare uno dei pochi SACERDOTI dell’isola che si comporta da pastore non è lodevole ne per chi ha mosso l’accusa (che qui a Forio conoscono tutti) ne per chi narra la storia.
    Purtroppo mi spiace doverlo ammettere, ma su quest’isola il cervello di alcune persone è molto ristretto e spesso va in contrasto con il saper vivere e il voler aiutare alcune persone in difficoltà.
    In tanti anni, questo SACERDOTE, ha sempre aiutato tante persone nel silenzio, lontano dagli occhi occhi di tutti, a volte chiedendo aiuto a persone fidate se c’era qualcosa che non poteva fare.
    R.D.R. secondo me dovrebbe stare attento a quello che dice (sopratutto dopo quello che ha fatto). In tanti lo conosciamo e in tanti non tolleriamo quello che ha fatto alla moglie e sopratutto ai bambini.
    Il SACERDOTE li ha sempre aiutati, economicamente e moralmente.
    Fatto sta, che da come conosco questo SACERDOTE, non per questo si fermerà ad aiutare altre persone.
    Noi, come famiglie che lo conoscono, che lo seguono e che cercano di aiutarlo, siamo dalla sua parte perchè il suo operato non si discute.
    Altri Sacerdoti dovrebbero prendere esempio. Accogliere, ascoltare e amare, parole che ha detto Giovanni Paolo Secondo, parole stampate nel cuore di questo SACERDOTE e che lo rende forte.
    Caro SACERDOTE noi siamo con te!!!!

  2. Il marcio che quest’uomo butta addosso al parroco è a dir poco deplorevole e le lacune presenti in quest’articolo sono quanto meno sconcertanti. Da nessuna parte viene mai, e dico mai, menzionata la situazione fortemente disagiata della famiglia, composta da sei figli. Anzi, chi legge l’articolo pensa che i figli siano solo due. Da nessuna parte viene reso noto di quanto questo padre e marito sia incapace di tenersi (non di trovarsi) un lavoro stabile e di come si ubriacasse in continuazione. Il parroco è l’unica persona che si è davvero sempre fatto carico di questa famiglia, nel senso più buono del termine. Invece di fare un copia e incolla di atti scritti da un avvocato difensore di un delinquente, pensate a fare i giornalisti e a verificare la realtà dei fatti.

  3. Gli altri figli sono menzionati nell’articolo. Non date sempre la colpa a chi scrive. Ognuno di noi quando inizia la giornata deve evitare di incorrere in comportamenti che possano dare adito a sospetti. Siamo tutti esseri umani e nessuno si può far maestro rispetto ad un’altro. Anche se una persona ha sbagliato non gli puntiamo sempre il dito contro, ma aiutiamolo

    • Scusa ma di cosa stiamo parlando? Incontro a chi? A chi scrive riportando la memoria difensiva dell’avvocato, senza raccontare in toto la storia, o incontro a chi cerca di salvarsi a tutti i costi gettando fango su chi si dedica alla comunità senza remore? Per carità, chi è senza peccato scagli la prima pietra, ma io non vedo nessuna persona pentita di quello che ha fatto, vedo solo qualcuno che si arrampica sugli specchi a discapito di altri

  4. Assurdo accusare qualcuno solo perché aiuta persone indigenti. Siamo alla follia. Questo è fango buttato solo per vendetta. Fossi l’avvocato rinuncerei al mandato.

  5. Per me é meglio accertatere, non si sá mai.
    Nessuno sá davvero come sono andati i fatti se non le persone in merito ma a mio parere il parroco sará di certo una brava persona ma intelligente per niente affatto.
    Sará parroco si ma sempre uomo é, e chi di noi maschietti adulti nel intento di aiutare qualcuno ci portiamo a casa un minorenne e gli diamo soldi e regalini.
    Per adesso sono solo insinuazioni di un poveraccio e spero davvero che rimangano solo parole e che la famiglia e il parroco trovino pace.

  6. don Pasquale è una persona per bene. Da oltre un trentennio aiuta ogni emarginato. Insegna la carità ed in prima persona opera per tale finalità. Sin da quando era un giovane prete, abbiamo constatato che è innamorato di Dio e per questo pronto a sacrificare tutto di sè pur di alleviare il dolore degli altri.
    Elisa.

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