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giovedì, Aprile 18, 2024

Arcamone: «Imponevo alla Cpl di eseguire i lavori a regola d’arte»

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Paolo Mosè  |  Molto più breve l’esame dell’arch. Silvano Arcamone. La sua posizione al vaglio del tribunale è ristretta solo a pochi punti. Tant’è vero che l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti riportava esclusivamente ciò che aveva riferito durante un interrogatorio avvenuto diversi mesi prima dell’esecuzione. E soprattutto sul ruolo che ricopriva nel comune d’Ischia e se esistevano rapporti, e di che natura, con i tecnici e possibilmente con i vertici della Cpl Concordia. Come si interfacciava nel disciplinare nelle attività di intervento sul territorio. E altre piccole circostanze che sono state affrontate. Ha confermato l’Arcamone che non è più in servizio al Comune d’Ischia da qualche anno, svolgendo tutt’altra attività per un altro organismo dello Stato, ma comunque fuori regione Campania. E ha spiegato al pubblico ministero Carrano quali fossero le competenze in qualità di capo dell’Ufficio tecnico comunale. Ottenendo una risposta generale sui compiti e sul coordinamento dell’ufficio avendo una delega specifica ai lavori pubblici. Precisando, però, che «per quanto riguarda la metanizzazione interagivo con i tecnici della Cpl Concordia. Il mio compito tra l’altro prevedeva la programmazione e la conduzione dei lavori in determinati appalti. Il mio ruolo mi consentiva comunque di prendere le giuste decisioni in quanto ero il dirigente, senza interfacciarmi con la politica. Perché sulle scelte strategiche e quelle tecniche che prendevo nei lavori stradali, mi confrontavo con il Comando dei vigili urbani. Avevo una interlocuzione con il sindaco, a cui spiegavo in via generale quali erano le attività che erano poste in essere dall’ufficio che dirigevo. Non mi ha mai sollecitato o indicato interessi che potessero in qualche modo rivolgere una particolare attenzione per la cooperativa Cpl Concordia. Il mio compito specifico era anche quello che le strade venissero ripristinate con interventi soddisfacenti e che i termini venissero rispettati da parte delle imprese. Mentre per quanto riguarda i lavori che vengono eseguiti, questa è una responsabilità unicamente del direttore dei lavori, che certifica anche l’avanzamento di ciò che è stato fatto».
Ma il pm ha insistito chiedendo innumerevoli volte quale fosse l’interessamento del sindaco Ferrandino, se si fosse interessato per gli interventi compiuti dalla Cpl sul territorio, se vi erano state sollecitazioni di qualsiasi genere. A fronte di queste richieste, che l’accusa ha rivolto con insistenza, l’imputato Arcamone è stato altrettanto chiaro e categorico: «L’unica cosa che il sindaco mi chiedeva insistentemente era che i lavori avvenissero in tempi celeri, che il manto stradale venisse ripristinato senza danneggiare la viabilità e i cittadini. Chiedeva, insomma, che i lavori venissero eseguiti a regola d’arte».
Le altre domande sono state legate alla conoscenza dei possibili rapporti che intercorrevano tra le varie strutture della Cpl e l’allora sindaco Ferrandino: «Se mi chiede se fossi a conoscenza della convenzione tra l’hotel della famiglia Ferrandino e la Cpl, di questo non so nulla. Non ne ero a conoscenza. Lo venni a sapere più tardi, quando si presentò nel mio ufficio il capitano dei Carabinieri Scafarto, che in quella precisa occasione mi informò della ulteriore convenzione tra il fratello del sindaco, Massimo Ferrandino, e la Cpl. Mi parlò di una convenzione di natura professionale».
Ed il pm ha adottato la stessa tattica, tornando a ritroso chiedendo delle delucidazioni di ordine tecnico inerenti i lavori: «L’unica variante che è stata fatta in tutto l’appalto, ha riguardato la posa della condotta sottomarina e nessun’altra. E aggiungo che con la Cpl e i suoi rappresentanti ho solo interloquito per problematiche legate ai lavori realizzati su strade. Ed escludo categoricamente di essermi interessato o abbia sollecitato l’assunzione di alcune maestranze».
Ed ancora, tornando a diversi anni prima, a quando ricopriva lo stesso incarico di capo dell’Ufficio tecnico della cittadina termale, Arcamone ha aggiunto: «Il progetto approvato e finanziato dal Ministero dell’ambiente interessava l’intera metanizzazione di tutta l’isola d’Ischia e quando ricoprivo l’incarico di responsabile dell’ufficio Utc di Casamicciola venni nominato responsabile del procedimento che nasceva dall’accordo siglato dai tre comuni isolani, per l’appunto Casamicciola, Lacco Ameno e Forio, per ottenere i finanziamenti e l’inizio dei lavori per la metanizzazione in questi tre territori».
Poi, si sa, quel consorzio si dissolse per l’uscita del Comune di Forio e perché gli eventi scaturiti a causa dell’inchiesta hanno frenato l’inizio degli interventi per porre in opera la struttura essenziale per la distribuzione del metano nelle abitazioni e nelle attività produttive.
Un esame che non ha scosso più di tanto, né ha portato nuove speranze alla tesi dell’accusa e molto probabilmente il pubblico ministero Celeste Carrano ne era consapevole prima che iniziasse questa udienza. Che era vissuta come decisiva, tant’è che il tribunale aveva fissato solo questo processo, la cui udienza si è conclusa nel primo pomeriggio.

2 COMMENTS

  1. invece di dichiarare che i lavori dovevano essere eseguiti a regola d’arte dovevi controllare che venissero svolti in quel modo.se tu avresti controllato non ci troveremmo con tubi sotto il basolame a ischia ponte riva destra e via iasolino a nemmeno 50 cm dal manto stradale. per essere un dirigente dell’ufficio tecnico come tu ti definisci dovresti conoscere la legge che dice le tubazioni del gas interrate devono andare a 1 metro di profondità dal calpestio se carrabile e 50 cm non carrabile. distanze da altri servizi tipo luce acqua telefono e fogne. la copertura dei tubi deve essere fatta con materiale idoneo. questo è quello che dovevi controllare in qualità di responsabile e non fidarsi di direttori di lavori che conosciamo bene come lavorano firmano senza conoscere nemmeno di cosa firmano.

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