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sabato, Aprile 20, 2024

Antonio Piricelli: inimitabile!

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Antonio Piricelli, agli occhi dei più, sembra un eterno ragazzotto, uno di quelli ai quali gli anni che passano, con tutti gli annessi e connessi (mettere su famiglia, perdere i capelli, stress da lavoro, filo di pancetta), sembrano non intaccarne la giovialità, l’entusiasmo e, perché no, l’ambizione e il presenzialismo.

Ho conosciuto Antonio quando, poco dopo la sua elezione a consigliere comunale nel 1998, rientrai fin da subito tra le persone a cui rivolgeva, in ogni dove, il suo più che affettuoso e spontaneo saluto, consistente in un cordiale abbraccio nell’incontro ravvicinato, in un frenetico agitare della sua mano destra quando a distanza, o ancora in un puntualissimo e discreto colpetto di clacson nell’incrocio degli sguardi alla guida dei nostri rispettivi veicoli.

Antonio ha sempre avuto le idee molto chiare, nella sua vita, ben sapendo che prima o poi avrebbe abbandonato la categoria “ereditaria” da taxi driver per approdare a ruoli più confacenti alla sua intraprendenza e, soprattutto, alla sua capacità di adattarsi con la massima duttilità e senza crearsi troppi problemi ad ogni genere di situazione che ne potesse facilitare la realizzazione. Non è un caso che, nel corso degli anni, egli abbia frequentato anche la facoltà di giurisprudenza, per poi optare definitivamente per quella di scienze politiche, dove è riuscito a conseguire la laurea triennale e a spianarsi la strada -disponendo di ogni requisito utile- verso il suo obiettivo di diventare Comandante di Polizia Locale, coronando il sogno mai sopito di indossare una divisa e diventando, per diversi anni, il numero uno dei pizzardoni di un delicato Comune dell’hinterland napoletano come Casavatore. Un ruolo d’esperienza che, gioco forza, gli avrebbe provocato la caduta nelle grinfie di qualche amministratore poco compiacente e, talvolta, di qualche indagine giudiziaria tuttora senza esito, impedendogli di proseguire adeguatamente il suo percorso politico “abdicando”, per così dire, a favore di altri il suo consistente consenso elettorale locale.

In molti Vi starete chiedendo come mai, quest’oggi, ho pensato di dedicare al buon Antonio il mio 4WARD. Mentre sto scrivendo, sarà quasi ultimato l’incontro organizzato proprio da Piricelli in quel del Grand Hotel Re Ferdinando, laddove egli ha presentato una sua proposta di piano traffico che metterà gratuitamente a disposizione del Comune di Ischia. Un evento annunciato con tanto di comunicati stampa e manifesti 70×100 negli spazi pubblici, sotto il simbolo della “Lega Salvini”. Sì avete capito bene! Antonio è il coordinatore delle isole di Ischia e Procida per il partito leghista. Nulla di cui scandalizzarsi, per carità, se si considera la storica affinità politica (sin dai tempi di Alleanza Nazionale) tra Piricelli e Pina Castiello, oggi rieletta in Parlamento proprio nelle liste leghiste. All’epoca, infatti, Antonio era passato da una lista civica a supporto di Luigi Telese a quella di AN, in cui si fece rieleggere prima nel 2002 con Peppe Brandi Sindaco e poi nel 2007 con Giovanni Sorrentino, passando nel secondo caso dopo breve tempo in maggioranza con i suoi avversari. Ma in epoche successive, il “nostro” non disdegnò di militare anche nell’Udeur di Clemente Mastella, rispolverando così una forte affinità democristiana che ha sempre caratterizzato la sua famiglia, per poi optare per una malcelata desistenza con soli 117 voti, da novello aderente al PD, nelle elezioni del 2012, dopo esser già passato dalle spoglie del partito di Gianfranco Fini alla corte “dem” di Giosi Ferrandino e dedicando a quest’ultimo una candidatura “di servizio” che dava, giustamente, ampia precedenza al delicato incarico professionale ricoperto in terraferma.

Vedere oggi Antonio Piricelli alla corte di Salvini non può e non deve scandalizzare nessuno! Innanzitutto perché il diretto interessato non è affatto dedito a crearsi più di tanti problemi in questi rocamboleschi passaggi lungo l’intero arco costituzionale ogni qualvolta, a suo giudizio, divengono necessari; in secondo luogo, perché la gestione della sua immagine di “buono guagliono evergreen” resiste incolume al logorio del tempo e dello spazio, giustificando appieno un atteggiamento che definire machiavellico è a dir poco un eufemismo. E non fa nulla se poi, alla presentazione del progetto, non si riescono a mettere insieme neppure trenta persone: chi “fa” ha sempre ragione rispetto a chi “non fa”; e di questi tempi, con un’amministrazione comunale che non riesce ad emergere neppure di un centimetro dalle sabbie mobili in cui è piombata sin dal suo insediamento, anche il pur timido e debole tentativo di Antonio di proporre un’idea di paese appare, da queste parti, un gesto da grande, illuminato statista. E bene ha fatto a prendere un’iniziativa del genere, sia per quanto attiene al “simbolo” (concessogli, com’è giusto che sia, da un suo riferimento di sempre) sia per la ferma volontà di non morire per mano dei suoi pochi ma decisi detrattori della sua stessa parte politica, da sempre sofferenti la sua innata capacità di apparire, ben oltre l’essere. Della serie, a volte la forma è molto più che semplice sostanza. Vero, Antonio?

Stimo e ammiro l’amico Antonio Piricelli. Principalmente perché, pur se volessi, non riuscirei ad imitarlo.

 

 

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