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giovedì, Marzo 28, 2024

“Aneme e core” apre la 3 Rassegna del Teatro isolano

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Gianni Vuoso | Quando alla fine della commedia Retella dice al fratello Salvatore di essere incinta, il fratello risponde semplicemente “Pigliame ‘nu bicchiere d’acqua”. E a conclusione delle peripezie vissute dalla famiglia un’espressione appare estremamente incisiva e chiara sulla vita, sulle fortune e sfortune che essa comporta: “Quando un proiettile ti colpisce sei morto, quando ti evita sopravvivi. L’importante è non alzare mai bandiera bianca”. Un messaggio di grande importanza.
Parliamo di “Arezzo 29 in tre minuti”, la bella e fortunata commedia di Gaetano Di Maio messa in scena al Polifunzionale, dal giovane gruppo teatrale “Anema e core”.
L’autore è un figlio d’arte, del padre Oscar e della madre, l’attrice Margherita Parodi. Giovanissimo, Gaetano fu costretto a sostituire il padre. Confortato da una famiglia di attori e attrici, Gaetano scrive tantissime opere che avranno immediata fortuna, presentate soprattutto al teatro Sannazzaro: Mpriesteme a mugliereta, E’ asciuto pazzo ‘o parrucchiano, Nu paese mmieze ‘e guaie, Madame Quatte solde. Un repertorio ricco di successi grazie anche alla presenza di attori come Enzo Cannavale, Giacomo Rizzo, Rosalia Maggio, Gennarino Palumbo, Pietro De Vico, Luisa Conte, Ugo D’Alessio, Marina Confalone, Antonio Merone che garantiscono alle opere di Di Maio il successo che continua a registrare.
Da non dimenticare l’impegno di Gaetano Di Maio anche nella riscrittura di opere classiche come Lisistrata, Le donne in parlamento, Le trovate di Minichiello, tanto per citarne alcune.
Con “Arezzo 29 in tre minuti” l’autore ci presenta le vicende di un tassista, Mario Pisano della sua famiglia e dei rapporti tesi con sua moglie, Elisa Pisani. E fra i vari motivi di scontro, non mancano ovviamente il tradimento del marito con un’altra donna, la mancanza di figli. Sembra una delle tante storie che la cronaca ci riporta. Ma qui si condisce di altre problematiche ancora più gravi come il mercato dei bambini. I litigiosi coniugi riescono a trovare la loro pace nella presenza di un bambino, nato dal tradimento del marito e poi “acquistato” grazie ai risparmi accumulati dalla moglie. Una brutta storia che va affrontata con coraggio ma soprattutto, con la volontà di non abbassare mai la guardia e di non arrendersi. E’ il messaggio che l’autore lancia ai suoi spettatori, ai suoi lettori, nel 1980, anno di presentazione della commedia, come i suoi più noti predecessori da Viviani a Eduardo fecero prima di lui.
A mettere in scena al polifunzionale questo fortunato lavoro è stata la compagnia “Anema e core” che ha aperto la 3 Rassegna del Teatro isolano.
Tre serate che hanno registrato una bella affluenza di pubblico e per tre serate il pubblico ha applaudito, ha apprezzato gli sforzi di questi attori, che hanno dimostrato lo scorso anno, di avere la grande passione per il teatro. Il pubblico si è divertito perché fondamentalmente, si tratta di un bel copione che di per sé, diverte col succedersi di trovate e di battute. Un copione che non lascia spazi inutili, si snoda veloce e incalzante, ti invita a riflettere su certi aspetti della vita ma soprattutto, ti fa sorridere e ti fa ridere. Un copione che non crea troppi problemi alla compagnia che si accinge a metterlo in scena. Un copione “facile” come suol dirsi, che richiede però, solo l’impegno degli interpreti. E qui entra in scena la compagnia con la sua prestazione.
Lo affermiamo ancora una volta, una volta per tutte: il teatro è una cosa seria. La compagnia che va in scena con lo scopo di far divertire il pubblico, non può affrontare il lavoro con superficialità, affidandosi al solo copione. Il copione va interpretato con estrema serietà e con rigore. Quando si va in scena, la prima, la seconda e la terza sera, bisogna andarci sicuri di non fare errori, di non “bucare”. Una compagnia non può scusarsi per eventuali errori dovuti alla caratteristica anagrafica dei suoi componenti. Il pubblico non vuole sapere queste cose. il pubblico nota lo stravolgimento di certe parti, le dimenticanze di certe battute, l’insicurezza, l’incertezza. Questi aspetti sono un po’ come innocenti e minuscole pietruzze in un occhio, dove si trasformano in macigni che ti impediscono di vedere chiaro e ti danno un grande fastidio. Se vuoi vedere chiaro, l’occhio non può essere disturbato nemmeno da un pelo leggero. Non sappiamo se la metafora è efficace. Non si può andare in scena portandosi dietro dei vuoti, tanto alla fine possiamo chiedere scusa. No. Non bisogna chiedere scusa di niente. Il pubblico assiste e giudica, non deve giustificare niente. Se la compagnia non è pronta, non può andare in scena. Per essere sicuri di non inciampare, bisogna prepararsi col massimo rigore, perché e non ci stancheremo mai di ripeterlo, il teatro, anche se amatoriale, è una cosa seria, è autodisciplina, è rispetto di regole che non possono essere affrontate con discontinuità, con superficialità. In ogni momento. Sappiamo bene che parliamo di teatro amatoriale, ma non parliamo di una brigata squinternata composta da singoli componenti chiamati a soddisfare solo le proprie esigenze. Anche nell’ambito del teatro amatoriale la compagnia è composta da elementi che hanno il dovere di rispettare le esigenze della compagnia e non possono anteporre le proprie esigenze. Ogni elemento è al servizio della compagnia. Diversamente si arreca solo danno al gruppo. A partire dagli orari. Sono una sciocchezza? Una cattiva abitudine piuttosto diffusa sull’isola è quella di sentirsi estremamente liberi tanto che gli appuntamenti si sfrangiano fino all’esasperazione e si passa facilmente dalle 21 alle 23 per concludere la prova a notte fonda. In questo modo le energie si disperdono inutilmente e si ripercuotono negativamente sulla resa finale del lavoro. Così si arriva stanchi all’appuntamento, non si ha la lucidità necessaria e il lavoro viene minato.
Sì, sappiamo bene che in ogni iniziativa gli imprevisti non mancano, ma non confondiamo l’imprevisto con il comportamento di un’armata brancaleone.
Abbiamo applaudito la verve di Elisa Pisani e di Mario Pisano che ancora una volta si sono confermati protagonisti indiscussi, così come abbiamo apprezzato la prova di Alessandro Guerra, di Emilia Mollo; abbiamo notato un Lucio Scherillo nuova edizione ma non del tutto a suo agio, non del tutto convinto del suo ruolo, perché forse educato a praticare altri percorsi. Bella la scenografia di Anna Savarese e Marcello Trofa, con il classico scorcio del vicolo che si intravvede attraverso una porta d’ingresso che permette l’accesso a chiunque.
Cosi’ come abbiamo notato la debolezza della “regìa di gruppo”. Una regìa è necessaria. Lo scorso anno la stessa Compagnia raggiunse dei risultati migliori proprio grazie alla presenza di un Cenzino Di Meglio che coordinò il gruppo, fu attento ad evitare quelle confusioni che invece sono emerse questa volta. E davvero dispiace perché non è cosa da poco vedere un lavoro che costa tempo, sacrifici e denaro sensibilmente ridimensionato. Questo non deve succedere, nell’interesse di tutti. In particolare di chi ci crede.
Un’ultima nota per tutti: ogni compagnia prepari una brochure, un semplice foglio fotocopiato che possa permettere di riconoscere personaggi e interpreti, la composizione della compagnia e la sintesi dell’opera che si mette in scena con tutte le notizie sull’autore.

L’Occhio di bue
Quest’ “occhio di bue” non vuole esprimere veri e propri giudizi, vuole solo illuminare adeguatamente la prova dei diversi componenti la compagnia.
La caratteristica di questo lavoro ci è parso sia stato l’eccesso nella sua complessità. Eccesso nei toni, eccessivamente alti. Eccesso nella velocità sia della parola che dei movimenti, eccessivamente esagitati.
Elisa Pisani: istintiva e spontanea come sempre, vulcanica quanto basta, ha dominato con estrema sicurezza, la scena. 7
Mario Pisano: bravo come in altre occasioni, questa volta un po’ più stanco e meno sicuro. 6
Gianna Di Iorio: avrebbe potuto dare di più, pur avendo buone qualità. 5
Alessandro Guerra: non ha perso le capacità già apprezzate lo scorso anno. 6
Emilia Mollo: sicura, spontanea, essenziale nell’interpretazione. 6
Emanuele Brusciano: deve crescere e migliorare nell’espressione, ancora impacciato. 4
Luca Piro: eccessivo nei toni e nelle movenze; una eventuale sua mancanza non avrebbe cambiato il lavoro. 4
Lucio Scherillo: apprezzabile la sua versatilità, buone le doti già note, ma qui è apparso sprecato. 6
Elvira Mattera: un po’ scoordinata nei movimenti e nella voce, può migliorare. 5
Davide D’Abundo: una prova poco significativa, potrebbe essere guidato per parti migliori. 4/5
Fabio Iannotti: una prova poco incisiva, ancora rigido, ma qualitativamente promettente. 5
Daniela Forte: caotica, esagerata nei movimenti, eccessivo il tono, poco controllata. 4/5
Cecilia e Pietro Di Noto Morgera (i bambini): un simpatico plauso di incoraggiamento con l’augurio di una buona crescita sul palco.

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