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venerdì, Aprile 19, 2024

Adelaide Patalano: “Il comunicato di Don Agostino Iovene è un’offesa a tutta la chiesa di Ischia”

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Gaetano Di Meglio | La comunità di San Vito non ha accolto festante il comunicato di Don Agostino Iovene a difesa del vescovo Lagnese. Un comunicato, quello diffuso ieri, alla “quasi” unanimità del preti che attacca, soprattutto, questo giornale per aver dato spazio e voce a chi, di solito, non ne ha. E, senza perdere un attimo della sua forza, Adelaide Patalano commenta il comunicato diffuso dall’ufficio comunicazione della Chiesa di Ischia. «Il comunicato di don Agostino Iovene – attacca subito Adelaide Patalano, animatrice della raccolta di firma contro la richiesta di Lagnese sottoscritta da ben 1487 firme foriane – è un offesa a tutta la chiesa di Ischia. È un tentativo inutile e beffardo per attirare proseliti alla causa del suo superiore. È una chiara manifestazione di ipocrisia e doppiezza di una parte del clero. Quel comunicato non porta nessuna firma e ciò testimonia che è stato preparato ad hoc dal vicario è portato in assemblea solo per visione, così come si fa nella chiesa “ubbidiente”, nella chiesa dove non è concesso mai è in nessun modo essere in disaccordo con il vescovo, dove considerato seminare zizzania l’esporre dei differenti opinioni, dove si è chiamati a tacere per “amore” e “carità”, cambia la cristiana obbedienza con la circa sottomissione. Nel comunicato si afferma che i parroci interessati (San Vito e Casamicciola) sarebbero stati concordi con l’operato del vescovo e questo è falso, poiché monsignor regine nulla sapeva delle mire del suo vescovo. Inoltre, votato
dalla “quasi unanimità” è scorretto e irritante. Scorretto perché “quasi unanimità” è un termine fuorviante e di parte. Questo comportamento – evidenzia ancora Adelaide – ci riporta indietro di secoli, caro don Agostino, oggi non c’è più l’Inquisizione ma le cattiverie mielate esistono ancora. I sacerdoti che lei giudica con indice accusatorio sono uomini giusti, sacerdoti con la s maiuscola, e devono essere ubbidiente dapprima a Dio, devono aver cura del loro gregge. Quindi, lasciate in pace Don Giuseppe Nicolella e don Gino Ballirano. Piuttosto parlare di lui e delle cose dimenticate e non tentate di dividere il gregge di Dio. Non certo noi fedeli nei nostri sindaci vediamo a compromettere l’unità della nostra chiesa: i sindaci meritano su rispetto e quello del suo superiore e non sono loro che hanno scatenato questa guerra, ma la combatteranno fino alla fine. Voglio ricordare che anch’io ho persone che mi amano in Vaticano e posso portare argomentazioni valide affinché la Verità vinca.» Il tempo passa e si avvicina la dead line che il Vescovo ha concesso all’amministrazione di Casamicciola. Una corsa, questa di Lagnese, che però, sembra essere avviata su un unico binario forte, sostengono i corvi della nostra Diocesi di un parere emesso in Vaticano su richiesta proprio del vescovo di Ischia. Un parere ad hoc che sembra sia essere stato la molla che ha fatto scattare la mossa vescovile e di abbattere gli ultimi due privilegi della nostra diocesi, quello, appunto, di San Vito a Forio e quello della Parrocchia di Santa Maria Maddalena a Casamicciola Terme. A Forio, nel caso della Parrocchia di San Vito Martire in Forio, il diritto di patronato risale al decreto emesso nel 1306 dall’allora Vescovo Pietro. Mentre a Casamicciola, invece, nel caso della Parrocchia di S. Maria Maddalena Penitente in Casamicciola Terme, il diritto di patronato risale al decreto emesso nel 1540 dall’allora Vescovo, S.E. Mons. Agostino Falivenia (Pastineus).
Il comunicato in breve: “I sacerdoti della Chiesa di Ischia riuniti oggi in ritiro spirituale desiderano comunicare pubblicamente tutto il loro affetto e la loro stima al proprio Vescovo, confermando la piena comunione con lui che il Signore ha voluto a guida della nostra Chiesa locale e rinnovando la loro promessa di filiale rispetto e obbedienza. In merito alle recenti iniziative pastorali del Vescovo Pietro, riguardanti la cessazione dei diritti di presentazione per la nomina dei parroci, i sacerdoti rappresentati nel Consiglio Presbiterale, i parroci delle due parrocchie coinvolte e altri personalmente interpellati attestano che sono stati consultati dal Vescovo e hanno espresso nella quasi unanimità il loro parere favorevole, ritenendo ormai superate certe forme di relazioni tra la Chiesa e la società civile alla luce delle indicazioni del Concilio Vaticano II.”

5 COMMENTS

  1. Io credo che si stia cadendo nel fanatismo religioso , perché non solo i sacerdoti devo accettare il cammino pastorale affidatogli dal vescovo ma anche i fedeli, se si è veri cristiani si va in chiesa per nostro Signore e non per sacerdoti…. Se si continua a parlare di questi casi , si potrebbe pensare che non riguardi solo il fatto di tradizione , del prete-parroco con o senza talara ma ben ad altre cose….. Noi cristiani pensiamo a pregare a guadagnare il posto nel regno dei celi…

  2. Smettetela… ma quanto vi piace alzare polveroni mi fa piacere che stesso voi dite di lasciare in pace i due parroci ma intanto siete voi stessi a tirarli in ballo di continuo!
    Ma se qualcuno entra in casa vostra e dette regole cosa fate???
    Il vescovo “dirigge” la diocesi e lui che da le direttive in casa sua, non un sindaco o una vecchia carta straccia stilata decine e decine di anni fa per usi e consumi personali da emtrambi le parti.

  3. E’ scritto nelle Sacre Scritture che Gesù disse:
    “Dai a Cesare quello che è di Cesare, e dai a Dio quello che è di Dio”.

    Per il bene di tutti, dei credenti e della Chiesa, il potere temporale deve essere mantenuto separato dal potere spirituale.
    E’ compito della chiesa (locale) scegliere i sacerdoti da inviare in una parrocchia. I fedeli e, soprattutto, i politici locali pensassero alla povera e disgraziata anima che si ritrovano.

  4. Spero vivamente che il Vescovo non indietreggi di un millimetro dalle sue posizioni e sopprima definitivamente questo privilegio. Pretendete di scegliervi il prete, ma ricordate che i sacramenti sono ugualmente validi, sia che vengano somministrati dal più santo dei papi che dal più indegno dei preti. Chi va a fare il carabiniere, parte, o meglio viene spedito in altre parti d’Italia affinchè nell’esercizio delle sue funzioni non vada incontro a conflitti di interesse di qualunque tipo. I preti isolani hanno già il privilegio di non dover abbandonare l’isola, e non si può negare che nell’esercizio delle loro funzioni esercitino potere. Vogliamo dunque concedergli anche l’opzione “casa e puteca”? Perchè di questo si tratta!

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