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giovedì, Marzo 28, 2024

A cosa è servito il G7 ischitano

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Gaetano Di Meglio | Dieci delegazioni, provenienti da Canada, Giappone, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Stati Uniti d’America e le due dell’Unione Europea hanno scritto, insieme, l’accordo di Ischia. Un’intesa, condivisa con i grandi provider della terra, per fermare un nemico in comune: il fondamentalismo islamico, l’Islamic State e Alquaeda.
Partiamo da chi ci è più vicino. Non ce ne vogliano i ministri, ma le policy di Facebook, di Twitter e di Google sono argomenti che ci toccano da vicino. Perché maneggiamo contenuti terroristici? No, perché ci potremmo trovare a mettere un like o a condividere qualcosa di “storto” e non vorremmo essere “bannati” come terroristi. Una semplificazione del discorso ischitano dei sette grandi che non vuole sminuire la portata delle decisioni sottoscritte al Punta Molino ma che vuole illustrare, in maniera semplice, l’argomento di cui si è parlato e trattato ad Ischia.
Il nemico da abbattere, quello che ha subito una sconfitta militare a Raqqa, è stato bravissimo nell’usare le potenzialità del web. Il tanto decantato “misuse” del web, infatti, ha permesso all’Islamic State di poter organizzare la più “grande legione straniera” per usare le parole di Minniti e oggi continuare a rappresentare una minaccia per il mondo occidentale. Non a caso, il ministro Francese (quello con la delegazione più brava nella comunicazione) parla, in conferenza stampa, di internet e di pace.
La risposta ischitana degli stati del G7 sembra essere chiara. Forse fin troppo e, volendo, anche poco efficace ma che segna, un primo passo: entro 2 ore verranno cancellati i contenuti identificati come pericolosi.
E’ questo il cuore del G7 ischitano. Un grande passo avanti. Una decisione che assume un grande valore.
La BBC titola così: “Tech giants Microsoft, Facebook, Twitter and Google have agreed to do more to remove extremist content within hours of it being posted.” I giganti del web Microsoft, Facebook, Twitter e Google hanno accettato di fare di più per rimuovere i contenuti estremisti entro alcune ore dalla pubblicazione.
Dall’account ufficiale della Policy, è Twitter a dire la sua: “Conversazione importante e produttiva per affrontare obiettivi condivisi. Grato per l’opportunità di aggiornare il # G7 sul progresso del GIFCT” e aggiunge: “Stiamo utilizzando la nostra tecnologia per individuare il 95% degli account che vengono rimossi per violare le nostre norme sul terrorismo”.

4 AREE OPERATIVE
In particolare, i partecipanti hanno convenuto che è necessario accrescere gli sforzi congiunti in quattro principali aree operative: l’utilizzo di tecnologie automatizzate per la rapida rilevazione e la rimozione dei contenuti terroristici nonché per la prevenzione della loro ulteriore diffusione; la condivisione delle migliori prassi e tecnologie per migliorare la resilienza delle società più piccole; il miglioramento della nostra base di conoscenza attraverso la ricerca e lo sviluppo; il potenziamento dell’empowerment dei partner della società civile per sviluppare narrative alternative.

I PARTECIPANTI
Con il commissario per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza, Dimitris Avramopoulos e quello per la Sicurezza dell’Unione Julian King, oltre al segretario generale dell’Interpol Jurgen Stock al G7 ischitano hanno preso parte i ministri degli interni di Canada (Ralph Goodale), Francia (Gérard Collomb), Germania (Thomas de Maizière), Giappone (Hachiro Okonogi), Italia (Marco Minniti), Regno Unito (Amber Rudd) e Stati Uniti d’America (Elaine Duke).

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