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4 marzo 2018: il voto che verrà

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Otto. Mancano solo otto giorni alle elezioni politiche. E se non fosse per i notiziari e i dibattiti nazionali, limitati per la loro stessa natura al pubblico che li segue, il classico clima da campagna elettorale non si respirerebbe neanche un po’.

Se ci pensiamo, è fin dal 2013 che si auspica un governo legittimato dal voto popolare; anzi, se vogliamo, già due anni prima, il golpe contro Berlusconi ad opera di Napolitano e compagni con la complicità dell’Europa che conta fu causa di non pochi tormenti al biennio targato Monti, che con la sua politica densa di austerità e rigore fiscale non fece altro che scatenare ancor di più gli appetiti di chi sarebbe ritornato alle urne sin dal giorno dopo.

Eppure, oggi come allora, il popolo ischitano diventa specchio fedele dell’intera nazione; detto in soldoni, delle elezioni non gliene frega assolutamente nulla. Anche l’ischitano medio, novello seguace di Marcel Proust nel suffragare la teoria che “l’uomo ama idealizzare, ma quando il sogno diventa realtà scatta l’indifferenza”, sembra indaffarato più di sempre a badare ai cavoletti propri, dimostrando quanto il suo personale orticello conti più del voto, delle amministrazioni isolane che non riescono a concludere nulla arrovellandosi ogni giorno di più nelle più becere beghe di potere, nonché degli stessi postumi del terremoto con ogni relativa ripercussione sull’economia dell’Isola. Su quest’ultimo punto, consentitemi solo una piccola digressione: sono stato ben felice di sapere che un hotel di Casamicciola che ha subito danni per oltre settecentomila euro, non solo stia già da tempo effettuando i lavori per riaprire il primo marzo, ma già per i mesi di bassa stagione è in stop sales. Della serie: tra tante chiacchiere e piagnistei, qualcuno che bada ai fatti e non perde tempo, dimostrando che Ischia è ancora viva e, soprattutto, gradita al mercato turistico. Chapeau!

Ciò che mi ha spinto a toccare nuovamente il tema elezioni, quest’oggi, è una riflessione che facevo tra me e me l’altra sera. I sondaggi, fin quando consentiti, sono stati decisamente univoci: centrodestra in netto vantaggio con un bel 36/37%, segue il M5S con un 27/28% e il PD ben distante di circa sei punti. Un quadro che potrebbe far presagire tanto un colpo di coda finale di Berlusconi e i suoi alleati, tentando di raggiungere la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento, tanto l’impossibilità di fornire al Paese, da qualsiasi parte si guardi, una formazione di governo stabile e non dipendente da una coalizione diversa da quelle proposte sulle schede rosa e gialle. Del resto, la preoccupazione espressa ieri da Juncker su un imminente “governo non operativo” in Italia appare tutt’altro che peregrina.

Ma… pensateci un attimo, proprio come ho fatto io! Ricordate le elezioni americane del 2016? Donald Trump era dato per spacciato da tutti: giornali, tv, sondaggisti d’ogni genere, opinionisti,  addetti ai lavori e finanche alcuni dei suoi alleati presagivano per lui un quadro a tinte fosche, pronosticando un successo schiacciante a favore di Hillary Clinton. Io stesso, convinto assertore della più che possibile vittoria del tycoon, mi convinsi di tener lontana la tentazione di scommettere una cifretta sulla più che allettante quota riservatagli: era data a cinque. Eppure, contro tutto e tutti, Trump vinse le elezioni in modo inequivocabile, costringendo a un mea culpa senza precedenti tutti i suoi detrattori, New York Times in primis.

Che cosa voglio dire? E’ semplice. Ho sempre creduto, con un briciolo di obiettività, che un potenziale recupero di qualche punto nell’ultima settimana sia alla portata del PD di Renzi; così come è innegabile che i meriti del ritorno in auge del centrodestra siano da ascrivere tutti a Silvio Berlusconi e alla sua impareggiabile capacità comunicativa, che potrà solo migliorare i risultati della coalizione attraverso l’ufficialità di un premier espresso da Forza Italia che sia all’altezza delle aspettative dei tanti elettori riconquistati e di quelli ancora riconquistabili tra gli indecisi. Immaginate, però, cosa succederebbe a tutti noi se si avverasse il brutto sogno che tanti dei parvenus della politica che militano nel Movimento Cinque Stelle, i quali mai come nelle ultime settimane hanno dimostrato tutti i loro limiti, riuscissero a conquistare un successo tale da garantirsi la chance di governare da soli il Paese? Nessuno ci crede, sia ben chiaro, così come tutti sappiamo bene che il mondo dell’informazione di casa nostra, per quanto comunque condizionato da un’appartenenza basata o sul filogovernismo o sulla capacità di propendere, in barba alla par condicio, per il più probabile vincitore tra i candidati, difficilmente si presterebbe a fornire impunemente previsioni troppo lontane dalla realtà come invece accaduto negli USA un anno e mezzo fa. Ciononostante, l’esempio americano è fin troppo vicino per escludere qualsiasi genere di sorpresa, da una parte o dall’altra, pur tenendo conto del fatto che questo naturale clima di incertezza, anziché incuriosire l’elettorato e spingerlo a volersi sentire determinante, magari documentandosi un pochino in più sul panorama politico proposto e rivitalizzando la propria voglia di partecipazione attraverso il voto, sembra essere del tutto lontano da un format in grado di coinvolgere maggiormente l’interesse della gente comune, a Ischia come nel resto d’Italia.

Isolando la stanchezza, probabilmente mi rendo conto che il risultato del 4 marzo non si avvicinerà a sufficienza al “brutto sogno” di cui sopra. Tuttavia, occhi aperti e… onoriamo il voto, possibilmente arrivando in cabina ben svegli e realmente convinti della scelta che stiamo per compiere.

 

1 COMMENT

  1. Quando si dice che la stampa non influenzi il voto si dice una solenne castroneria.
    Io a leggere questo articolo mi sono convinto che votare M5S è un atto dovuto, sebbene avessi ancora qualche dubbio fino a qualche ora fa.
    Sentir parlare di “parvenus” della politica in riferimento ai militanti cinque stelle cui dovrebbero fare da contraltare i professionisti ed i competenti alla Alfano, o alla Cesaro o alla Fedeli, così per indicare tutte le fazioni politiche che hanno provocato lo sfacelo cui assistiamo, è davvero risibile se non addirittura irritante.
    E leggere nell’articolo della settimana scorsa sempre a firma Davide Conte che “sono tutti uguali” per il fatto che alcuni parlamentari hanno fanno meno beneficenza di quanto avevano promesso è davvero una sfida senza vergogna.
    Gli altri invece cosa hanno fatto? Quale stipendio, immeritato ed è questa la cosa più grave rispetto all’ammontare, si sono decurtato?
    Non potendo parlare di onestà relativamente alle forze politiche più vicine si preferisce fare l’ammucchiata dei “tutti uguali”. Ma uguali “de che”?
    Chi ci ha portati in questo pantano?
    E come è venuto fuori questo “mostro” M5S se non dalle fattezze cialtrone, inadeguate e ladre del centro sinistra e centro destra?
    Come Montanelli si turò il naso e votò DC, per fortuna non devo arrivare a tanto, io senza turarmi il naso ma con tanti dubbi, inutile nascondersi, voterò facce nuove, pulite.
    Peggio di quel che ho visto e di quel che leggo non potrà essere nella maniera più assoluta.
    Sono anche io del parere che è meglio un medico disonesto che guarisce piuttosto che uno onesto incapace che ti ammazza.
    Ecco nello specifico delle indicazioni che il buon Davide, sotto traccia, suggerisce ci troviamo nell’accoppiata epocale del disonesto ed incapace.

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