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giovedì, Marzo 28, 2024

Lavori a Villa Stefania. Imputato il direttore generale dell’Asl Napoli 2, Giuseppe Ferraro

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Paolo Mosè | Della vicenda dell’Hotel Villa Stefania si era interessato finanche il procuratore aggiunto della sezione urbanistica Nunzio Fragliasso, che aveva spiegato in un comunicato le ragioni per le quali si era deciso di chiedere il sequestro preventivo dell’immobile. Struttura che avrebbe dovuto ospitare pazienti di psichiatria o comunque un ambulatorio per le cure dei soggetti mentalmente labili che erano rimasti sprovvisti di un punto di riferimento dopo che il Centro di salute mentale di Ischia era stato chiuso in concomitanza con la struttura per il ricovero dei pazienti presso la ex Villa Orizzonte sita nel comune di Barano.
Un’indagine a largo raggio che ha portato alla fine ad essere indagato prima ed oggi imputato il direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord Giuseppe Ferraro. Indagato per abusivismo edilizio, per aver ordinato lavori che trasformavano all’interno l’ex struttura ricettiva alberghiera senza che avesse ottenuto le necessarie autorizzazioni, in considerazione anche che quell’immobile risultava essere in una trasformazione con un cambio d’uso, come meglio ha specificato il sostituto procuratore della Repubblica Manuela Persico che ha firmato la citazione a giudizio dinanzi al tribunale in conformazione monocratica.
Un sequestro disposto dal giudice per le indagini preliminari, in accoglimento della richiesta della Procura, che ordinava di fatto che gli ospiti che erano all’interno dell’ex hotel venissero entro trenta giorni trasferiti in un’altra struttura. Nominando contestualmente il custode giudiziario nella persona dell’allora responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Casamicciola Gaetano Grasso. Questa è la fine di una vicenda molto tormentata e che ha avuto gli onori della cronaca. Con l’intervento anche di massime autorità amministrative e anche lo stesso Vescovo si era interessato alla sorte di questi pazienti che hanno bisogno di cure quotidiane per non aggravare una situazione già alquanto difficile. Opponendosi il Vescovo sin dall’inizio per le scelte adottate dalla direzione generale dell’Asl Napoli 2 Nord, che in un sol colpo aveva deciso di chiudere due punti di riferimento per questi ammalati. Non dando al tempo stesso una soluzione immediata. Iniziando una corsa contro il tempo per trovare una soluzione diversa che comunque consentisse all’Asl di comprimere le spese per questo servizio. Una corsa contro il tempo che ha portato il vertice della sanità pubblica a commettere delle leggerezze, a non valutare attentamente la situazione e a spiegarsi quali erano le procedure da adottare. Il primo errore, come sostiene il pubblico ministero, è stato quello di non chiedere l’autorizzazione al Comune di Casamicciola per ottenere il cambio d’uso dell’immobile, da struttura alberghiera a quella sociosanitaria.

LA STRATEGIA DIFENSIVA
La difesa di Ferraro ha puntato la sua strategia processuale proprio cercando di descrivere quali sono le procedure che vengono adottate in casi simili e quali sono i provvedimenti legislativi che danno la possibilità di manovra a chi gestisce la sanità sul territorio. Soprattutto come vengono reperiti i cespiti indispensabili per allocare i vari servizi indispensabili. Ma in questa vicenda c’è anche l’aspetto economico, che è diventato prevalente nei confronti di tutte le altre problematiche che sono state affrontate. E la difesa ha chiamato a deporre due alti dirigenti della Asl che si sono occupati di questa “benedetta” Villa Stefania.
Ma prima di entrare nelle disquisizioni anche burocratiche elencate dai testimoni, è necessario partire dalle contestazioni che sono state rivolte al direttore generale dell’asl Napoli 2 Nord Giuseppe Ferraro. Il pubblico ministero Manuela Persico ha ritenuto cristallizzato il reato urbanistico. Il motivo essenziale è perché di fatto la struttura è stata sostanzialmente modificata al suo interno con una dislocazione ben diversa da quella originaria. E secondo i consulenti nominati dalla Procura, sono state eseguite delle demolizioni interne, soprattutto al piano terra, e creando nuovi spazi che non erano previsti. Tutto questo, molto probabilmente, per aumentare la volumetria con la costruzione di controsoffitti. Questioni molto dibattute nell’ambito della giurisprudenza, che è intervenuta più volte per specificare che se non vi è aumento di volumetria esterna, di una certa consistenza, non può ritenersi consumato il reato urbanistico. A fronte di una ulteriore giurisprudenza che stabilisce che comunque le modifiche sostanziali e strutturali creano nuovi volumi che necessitano innanzitutto del permesso a costruire ed è necessario altresì il parere vincolante della Soprintendenza. E a quanto pare quest’ultima dottrina è prevalente nello schema dell’ufficio del pubblico ministero che ha contestato le scelte volute ed adottate dall’imputato Ferraro tramite i suoi uffici ed esperti che governano gli uffici amministrativi dell’Asl.

L’ACCUSA DI ABUSIVISMO
Nel capo d’imputazione vengono spiegati gli interventi eseguiti e la destinazione finale dell’opera: «Per aver, in qualità di committente, quale direttore generale pro-tempore e legale rappresentante della ASL Napoli 2 Nord, nonché quale soggetto stipulante, in veste di locatario, il contratto di locazione repertorio numero 1910 del 18 dicembre 2012, avente ad oggetto il fabbricato precedentemente sede dell’albergo Hotel Stefania, sito in Casamicciola Terme, alla Piazzetta Nizzola, realizzato, nel suddetto fabbricato, le seguenti opere edilizie interne: lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria e risanamento igienico sanitario consistenti nella demolizione di tramezzature interne al piano terra, nella realizzazione di nuovi divisori, di controsoffitti ispezionabili, nell’adeguamento dell’impianto elettrico, comunicate con SCIA protocollo numero 5873 del 11 giugno 2013, così determinando un mutamento della destinazione d’uso dello stesso immobile da uso turistico ricettivo ad uso sanitario e socio assistenziale ed in particolare da uso alberghi e pensioni con fini di lucro a case di cura e ospedale senza fini di lucro, tra categorie non omogenee, conferendo una funzione di residenza psichiatrica con capacità ricettiva di numero 10 posti letto in regime residenziale, di Centro di Salute Mentale in regime ambulatoriale e di un centro diurno psichiatrico in regime semiresidenziale ad una struttura sorge in zona omogenea F3, che identifica, nel piano regolatore generale, il territorio destinato a Parco turistico e idrotermale, in assenza del permesso di costruire, che comunque non poteva essere rilasciato. Fatto accertato in Casamicciola Terme in data 18 giugno 2014 e commesso in epoca antecedente e prossima alla stessa».

LA VIOLAZIONE DEL TULPS
Esiste una seconda accusa, la violazione del Testo Unico di Pubblica Sicurezza. Anche in questo caso l’imputato Ferraro avrebbe dovuto essere più attento, o meglio coloro che erano deputati a seguire la pratica avrebbero dovuto dare indicazioni precise su come muoversi a fronte di un intervento molto particolare che ebbe a produrre anche una serie di polemiche. In considerazione della mancanza di un servizio primario che un tempo veniva definito eccelso e che con il passare degli anni si è lentamente depauperato. E’ contestato all’imputato di non aver richiesto le necessarie autorizzazioni alle autorità competenti nella volontà di aprire una struttura sanitaria, ritenendo corretto e lecito il trasferimento nel comune di Casamicciola di ciò che era un tempo dislocato nei comuni di Ischia (ex Centro di salute mentale), sia il centro residenziale dislocato nel comune di Barano (ex Villa Orizzonte).
E di questa circostanza si è discusso in dibattimento per smontare quest’ultima ipotesi del pubblico ministero: «Perché, in esecuzione del medesimo disegno criminoso, nella qualità meglio specificata nel capo di imputazione precedente, senza la prescritta speciale autorizzazione dell’autorità competente, apriva e manteneva di fatto in esercizio la struttura sanitaria di cui al precedente capo di imputazione, trasferendo nel comune di Casamicciola Terme, nella Piazzetta Nizzola, presso la struttura dell’ex Hotel Stefania, sia una struttura intermedia residenziale, precedentemente ubicata nel comune di Barano d’Ischia presso il fabbricato denominato Villa Orizzonte, sia un Centro di Salute Mentale diurno, precedentemente ubicato nel comune di Ischia. Fatto commesso in Casamicciola Terme in data 1 luglio 2014 ed in data immediatamente precedente alla stessa».

L’INTERVENTO DELLA CURIA
Nella fase delle indagini preliminari, come abbiamo detto, c’è stato l’intervento autorevole del procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso, che ritenne indispensabile e necessario diramare finanche un comunicato stampa dopo che la polizia giudiziaria aveva eseguito il sequestro dell’ex Hotel Villa Stefania: «Il sequestro preventivo si è reso necessario per evitare l’aggravamento delle conseguenze dei reati per cui si procede derivante dall’uso, non conforme alla normativa urbanistica vigente ed ai carichi urbanistici previsti, dell’immobile denominato ex “Hotel Stefania”».
E il motivo c’era, e come, per scomodare un così alto magistrato dell’ufficio inquirente, da sempre considerato un esperto in reati contro la Pubblica Amministrazione e più in particolare legati a quelli urbanistici, paesistici ed ambientali. Di cui tuttora ne è il massimo responsabile. L’aggiunto Fragliasso si era interessato in prima persona di ciò che stava accadendo nell’isola d’Ischia. Per le ferme proteste provenienti dalle diverse branche sociali e con la richiesta di chiarimento della stessa Curia, che riteneva che le scelte che si stavano adottando erano pesantemente penalizzanti per i più deboli, i malati di psichiatria. Con il timore che smantellando ciò che esisteva e che funzionava avrebbe messo in grosso disagio non solo i pazienti, ma gli stessi familiari, che si ritrovavano abbandonati a se stessi e incapaci di fronteggiare situazioni delicate per le problematiche che pativano i proprietari. Ed è stato per questo motivo che l’ufficio di Procura ai più alti livelli intese spiegare la motivazione del perché alla fine il giudice per le indagini preliminari accolse il sequestro dell’immobile. Bloccando così una possibilità di sbocco che avrebbe potuto aggravare ulteriormente la situazione giù precaria. Seppur al tempo stesso la Procura congelava il provvedimento di sgombero dando un tempo congruo all’Asl per reperire sul territorio una nuova struttura per non abbandonare a se stessi i pazienti e i propri familiari.

I TESTI DELLA DIFESA
La difesa del Ferraro, come abbiamo detto poc’anzi, ha cercato soprattutto di porre in evidenza le problematiche affrontate durante il periodo più caldo della crisi. Sostenendo che il direttore generale Ferraro aveva mobilitato i suoi capi dipartimento, quello sanitario ed amministrativo, per trovare una nuova soluzione. Uno di questi testimoni ha spiegato che è stata seguita la procedura standard prevista per il reperimento di nuovi immobili per traslare servizi di primaria importanza come quello di psichiatria di Ischia. Comunque spiegando che gli interventi di natura edilizia che sono stati eseguiti erano conformemente alla legge e che non vi era stata una trasformazione di tale portata da definirsi uno stravolgimento dell’immobile. Modifiche ritenute necessarie proprio perché quell’immobile era stato disegnato per accogliere dei turisti. Realizzando camere create solo per il riposo dei clienti. Mentre era indispensabile creare degli ambienti che fossero conformi ad accogliere pazienti con disturbi particolari. Inoltre si dovevano creare quegli spazi per medici e paramedici che avrebbero dovuto assistere i tanti soggetti con problemi psichiatrici. E’ stata più una premessa che un discorso legato a sconfessare l’abuso edilizio. Su questo il giudice ha rimarcato a rimanere nell’ambito delle imputazioni e che per i discorsi tecnici è necessario che la difesa convochi il proprio consulente.
Un processo non facile per il giudicante, che si trova da un lato il nodo cruciale legato ai pazienti e alla loro sistemazione, che in quel momento era il motivo più impellente. Dall’altro confrontarsi con il nodo dei lavori eseguiti. Stabilire, insomma, se il direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord abbia o meno autorizzato interventi abusivi. La difesa è per la soluzione nettamente in contrasto con il pubblico ministero di udienza, che continua a ribadire che sussistono responsabilità e nella fase iniziale del processo ha chiamato a deporre gli uomini della polizia giudiziaria che si sono occupati delle indagini. Tra cui i carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità (Nas) e i loro colleghi della Compagnia di Ischia che hanno proceduto al sequestro della documentazione prodotta e ad eseguire materialmente il sequestro dell’immobile. Siamo in una fase conclusiva del processo e l’ultima parola certamente potrà chiarirla il consulente della difesa prima delle discussioni delle parti e la lettura del dispositivo.

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