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venerdì, Aprile 19, 2024

10 indagati: Villa Mercede parcheggio pre-morte

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Ida Trofa|Una RSA pubblica nel cuore del paese della longevità e della vita sana per eccellenza, Serrara Fontana, trasformata in una sorta di parcheggio pre-morte per anziani in cui i ricoverati, persone autosufficienti o con lievi disabilità, o ancora vittime di cadute, interventi ed operazioni, ma bisognosi di cure e assistenza, venivano tenuti li a deposito , privati della loro libertà, costretti a letto e sedati per non dare fastidio. Qualcuno ha anche più volte tentato il suicidio.

Sono questi gli elementi emersi dall’indagine coordinata dal pm incaricato della procura di Napoli e condotta dagli uomini dell’arma della stazione di Barano che a seguito di una indagine interna dell’ASL ed in relazione all’ultima denuncia dei familiari di un paziente, deceduto in circostanze poco chiare, hanno ricostruito un quadro agghiacciante, che ha portato all’allontanamento, per ora volontario, di sette persone, la sospensione di una e le indagini su altri due soggetti ancora in servizio presso la struttura, tutti infermieri ed in alcuni casi medici e paramedici. Nei giorni scorsi gli investigatori sono stati nuovamente presso la struttura acquisendo i nominativi ed il domicilio di tutti gli indagati. Il procedimento penale è in corso, tutti gli indagati sono implicati nella mala gestione sanitaria e nel decesso di almeno una persona. Si tratta di dipendenti di una ditta privata che fornisce infermieri ed OSS ed in un solo caso di dipendente ASL.

Le indagini, con l’accusa di gravi omissioni, sono ancora in corso.

Alcuni degli episodi contestati sarebbero avvenuti di fronte ad altri pazienti e colleghi. Verifiche e controlli sono in corso anche per quanto riguarda una ipotesi di furto aggravato (non certo per i preziosi e gli averi di molti pazienti scomparsi) ma perché con la scusa della necessità di costante somministrazione di cure e farmaci, avrebbero rubato materiale medico sanitario come guanti, garze, siringhe e anche medicinali, molti medicinali acquistati anche dagli stessi familiari dei pazienti, per poi utilizzarli per altri scopi.

Numerose le persone, anziani di tutte le età, che, in un determinato arco di tempo, sarebbero state vittime delle continue vessazioni e prevaricazioni messe in atto dai soggetti finiti, ora, nel mirino degli inquirenti. Personale, medici e paramedici che avrebbero dovuto prendersi cura di loro e che invece li trattavano come relitti, per i quali si attendeva solo la morte. Costoro sarebbero addirittura arrivati a richiedere con ritardo un intervento sanitario dell’ospedale Anna Rizzoli di Lacco Ameno per una paziente che da alcuni giorni non rispondeva alle sollecitazioni esterne e non si nutriva, per paura di perdere una “cliente” e, quindi, il guadagno dei suoi 1800 euro e più di retta mensile. Dagli elementi raccolti dagli inquirenti si sente infatti l’operatrice ammettere al telefono con il suo compagno del rischio: “In ospedale non la posso mandare, se no ci tolgono anche lei”.

A denunciare quello che accadeva all’interno della casa famiglia sono stati alcuni familiari di un ex ospite che, all’inizio di questo anno, hanno raccontato ai Carabinieri quello che avevano visto e in parte subito a Villa Mercede nel periodo in cui era stato ricoverato il loro congiunto. Altre segnalazioni riguardano ben due tentavi di suicidio per un anziana che in tutti modi rifiutava il ricovero e chiedeva insistentemente di tornare a casa, al punto da rifiutarsi di stare la e fare ritorno al letto a cui era costretta, sedata, per la gran parte della sua degenza. Son inoltre tante le lamentele. I familiari di un’altra donna, poi deceduta dopo il lungo ricovero presso la RSA a seguito della rottura del femore, han riportato di episodi continui di scarsa, per non dire cattiva, attenzione nei suoi confronti e anche soprattutto verso i compagni di stanza, riferendo del continuo ricorso ai sedativi, somministrati anche attraverso l’acqua e le bevande fornite per tenerli sopiti ed addormentati in modo che non disturbassero. Tanto che alcuni anziani non si sarebbero lamentati durante la degenza per paura di ricevere lo stesso trattamento.

Lo ricordiamo, Villa Mercede dovrebbe essere un centro di riabilitazione ed invece era stato trasformato in un ospizio per anziani abbandonati lì, in molti casi dopo che i loro presunti cari, gli avevano preso tutto, anche la casa e gli averi, nella prospettiva di una vecchiaia in compagnia, abbandonandoli poi nella struttura senza più curarsi di loro. I pazienti, invece di essere curati, diventavano ricoverati cronici, senza la giusta assistenza, tenuti ili solo per incassare al retta. Molto spesso si trattava di persone in buono stato di salute.

Secondo la sua testimonianza e da quanto riscontrato nel corso delle indagini scattate in questi mesi, le persone ricoverate avevano rapporti ridotti al minimo fra loro ed erano private di ogni libertà: dovevano espletare i loro bisogni fisiologici soltanto in orari stabiliti e se lo facevano nei pannolini venivano assistiti solo a comodo e mai a chiamata e, inoltre, venivano lasciati nei letti con le sponde, anche se non necessarie per il loro stato, in modo che non potessero alzarsi e fosse più facile tenerli sotto controllo. Per lo stesso motivo secondo gli inquirenti ai pazienti venivano somministrati farmaci o psicofarmaci in dosi superiori a quelle prescritte o in orari diversi a quelli stabiliti dal medico curante, in modo che fossero sedati e quindi più mansueti.

A tutti questi accorgimenti per “alleggerire il lavoro” a scapito della salute degli anziani, si aggiungeva talvolta anche la violenza fisica (ci sono misteriose cadute e arti spezzati), verbale e psicologica, come hanno spiegato i ben informati.

“Non sono autorizzato a rilasciare dichiarazioni. C’è un’indagine in corso – si trincera dietro il massimo riserbo l’ex Direttore Luigi Capuano che, dopo la sua nomina, ha messo a nudo una verità raggelante segnalando le anomalie e denunciando una serie di comportamenti irresponsabili e gravissimi – Posso solo dirvi che sono accadute cose sulle quali sarà gli organi competenti a fare chiarezza.”

CORRUTTELE E FORNITURE SPECIALI

L’inchiesta, in ogni caso, si muove su più filoni paralleli. Forniture di alimenti gratis per imbonirsi il personale e i capi da parte delle aziende di catering, interi pesci spada in omaggio, per aver garantito l’appalto delle forniture, spigole fresche fatte giungere direttamente da Pozzuoli e intere zone del presidio tenute in pessime condizioni a causa di alcune infiltrazioni di acqua dal tetto che aveva generato uno stato insalubre negli ambienti. Si indaga sulla ipotesi di distrazione di fondi.

L’INDAGINE INTERNA DELL’ASL

E’ in corso, ed in parte si è conclusa, l’ indagine interna Asl del servizio ispettivo a carico della CIVITAS, la società che fornisce gli infermieri e il personale OSS alla RSA Villa Mercede. L’indagine si è conclusa, per ora, acclarando la inadeguatezza del personale infermieristico a carico dei quali sono stati rilevati numerose infrazioni nelle normali e buone norme del comportamento professionale. Diffusa l’abitudine di fumare negli ambienti.

Ad esempio, avveniva spesso che fossero effettuati prelievi a personale non ricoverato, vi era una maltenuta dei registri dei farmaci, errato stoccaggio dei farmaci, furto e sottrazione di farmaci portati via ad uso privatistico, errata somministrazione dei farmaci, mancata visualizzazione di dispositivi di emergenza come le bombole di ossigeno. Una volta è stato allertato il 118 per mancanza di ossigeno, quando poi nella struttura, si scoprì, ve ne erano ben cinque di bombole, e tutte piene e funzionanti.

Pazienti mal tenuti, cadute ripetute dei pazienti ed ancora prima del decesso La Franca per il quale i familiari hanno fatto scattare la denuncia, vecchi episodi di decessi di anziani in difficoltà e portati con ritardo in ospedale o addirittura mai portati.

Il Servizio Ispettivo ASL ha appurato che alcuni degli infermieri davano al paziente un farmaco al posto di un altro, mentre altri non li davano proprio, evitando accuratamente di somministrare farmaci e cure ai pazienti. Una addirittura agiva di testa sua senza mai rispondere alle indicazioni dei medici e della dirigenza.

Ad una infermiera in particolare sono state eccepite ben quattro infrazioni ed è stata allontanata, come previsto dalle norme contrattuali e del capitolato d’appalto (comma 4, art 13 capitolato) secondo il quale già dopo due infrazioni, l’operatore deve essere allontanato dalla struttura. Una altra ancora agisce a contatto con i nostri nonnini.

Gli altri operatori finiti sotto inchiesta, invece, hanno optato per l’allontanamento volontario, decidendo di andarsene autonomamente, probabilmente di evitare provvedimenti disciplinari innanzi IPASVI vista l’inadeguatezza della prestazione delle cure, riscontrato con prove certe e mirati esposti. Il collegio degli infermieri che ne giudica il comportamento avrebbe potuto stabilirne anche la radiazione.

Tutto questo unitamente alle morti sospette è emerso nella recente indagine che ha squarciato il velo di omertà che da troppo tempo stava oscurando l’immagine di centro di èlite e supporto alle fasce deboli della popolazione.

TERAPIE ORDINATE PER TELEFONO

Nel corso dell’inchiesta che ha portato anche alla censura della geriatra in relazione al caso del decesso La Franca, è emerso che venivano ordinate e somministrate le terapie per telefono. Ovvero gli infermieri effettuavano per telefono su indicazioni della geriatra che “per tanto effettuava prescrizioni senza aver visto l’ammalato e che per questo ritardava anche il ricorso ai mezzi di emergenza.”

UNA INCHIESTA CHE DA RESPIRO ALLA RSA

I controlli serrati partiti in un anno e mezzo sotto la gestione Capuano hanno lasciato emergere un quadro desolante. Il lager in cui avevano trasformato queste persone la struttura dopo l’inchiesta cambia volto.

La gestione dell’RSA è ritornata per ora ad avere la sua mission principale e non è certo quella di essere un parcheggio, un cimitero per anziani.

Sotto la gestione Capuano sono state dimesse decine di persone alcune dopo 12 anni. Parliamo di una struttura di ben 30 posti letto.

Si è registrato, inoltre, un risparmio di farmaci da 12 mila euro, nonché di materiali di consumo e recupero di pazienti che avevano solo bisogno di terapie, mentre la struttura era stata trasformata in uno ospizio a lungo degenza premortem.

Il tetto che grondava acqua è stato finalmente riparato e finalmente gli addetti hanno uno spogliatoio.

PAZIENTI TENUTI CONTRO LA LORO VOLONTA’ TENTANO DI DEFENESTRARSI SVELANDO IL MALESSERE

Per non perdere un potenziale paziente si fa di tutto, spesso assecondando i desideri di parenti e affini che proprio di accudire i propri cari in difficoltà non ne vogliono sapere.

Se non fosse stato per i loro tentativi estremi ancora una volta nessuno si sarebbe accorto di quel ricovero durato anni anche contro la volontà e i desideri del paziente.

Così può accadere anche che un ospite faccia di tutto per andare via anche tentare di defenestrarsi. E’ accaduto per ben due volte ad una anziana originaria di Casamicciola che “ha tentato di nuovo il suicidio cercando di defenestrarsi dalla sua camera da letto. Questo è il secondo tentativo nell’arco di circa due mesi. Anche in questo caso, un operatore oss si è accorto di una gamba che penzolava dalla finestra della camera dell’ospite, e tempestivamente ha lanciato l’allarme, il quale ha consentito al personale in turno di evitare l’infausto incidente. Dal colloquio avuto con l’ospite è emersa la chiara volontà di evasione da questa struttura, che in una paziente affetta da psicosi cronica ha trovato espressione in tale agito. La paziente chiede di poter tornare a casa per le festività pasquali e di poter restare a vivere lì con il marito e una badante H24. La paziente negli ultimi tempi appare tranquilla, ben orientata sia nel tempo che nello spazio, collabora nelle attività del centro diurno e non ha difficoltà alcuna di interazione e socializzazione ne con gli altri ospiti che con gli operatori presenti in questa R.S.A. Tale miglioramento delle condizioni psicologiche, paradossalmente, sono il motivo per il quale la paziente attraverso questi tentativi di suicidio cerca di attirare l’attenzione degli operatori e dei familiari, al fine di fare ritorno presso la sua abitazione. Pertanto, entrambi i tentativi possono e debbono essere letti come un disperato appello che non è più possibile ignorare o trascurare. Infine, in qualità di Psicologa di questa R.S.A, chiedo di accogliere tale richiesta per evitare ulteriori e prevedibili agiti dimostrativi.”

Un tentativo sabato 08 aprile 2017, dopo un primo tentativo del 18 febbraio 2017 che ha portato la nuova direzione sanitaria ad approfondire la vicenda e comprendere il malessere dell’anziana per far sì che potesse esaudire il suo desiderio tornando a casa.

IL CASO LA FRANCA: PROCEDIMENTO PENALE IN CORSO. INDAGA LA PROCURA

Il procedimento penale è in corso, la procura ha aperto un fascicolo. Indagano i Carabinieri di Barano che hanno acquisito i nominativi e le indicazione del domicilio degli infermieri e della geriatra in servizio quando si è consumata la drammatica morte del signor La Franca.

Recarsi presso la struttura che ospita il proprio caro, anziano, e scoprire che le sue condizioni di salute sono nettamente peggiorate. Scoprirlo solo perchè vi si è giunti per la visita quotidiana e non perchè avvisati dai responsabili stessi della struttura.

Sono questi alcuni dei tratti di una storia davvero molto triste e seria che vede come protagonisti Giuseppe La Franca, sua sorella e papà Mario, in coma farmacologico presso il Rizzoli per giorni e, poi, tragicamente deceduto.

La Franca, presidente Kronos NOA Assomare Ambiente Onlus, ha scritto all’ASL per cercare di venire a conoscenza di quanto sia realmente accaduto la notte in cui le condizioni di salute del papà sono precipitate paurosamente e il perchè i responsabili non abbiano richiesto la loro presenza e messo in atto una determinata procedura. L’ASL lo ha appurato con una indagine interna. Ora procede la procura.

Giuseppe La Franca – scrive ai vertici ASL – nella qualità di figlio di Mario La Franca (Ufficiale della Repubblica e consigliere onorario dell’associazione Kronos N.o.a.AssomareAmbiente Onlus) ospite (a pagamento) al 3 dicembre c.a., presso la R.S.A. Villa Mercede, ed attualmente in fin di vita in coma farmacologico presso il Reparto Rianimazione dell’Ospedale Rizzoli in Lacco Ameno, con la presente chiede di conoscere per iscritto, cosa è successo il 2 notte e il 3 dicembre, quali medicinali sono stati somministrati, il perché non siamo stati informati in tempo (delle condizioni di Mario La Franca) io e mia sorella (messi a conoscenza solo alle ore 12 30 in quanto ci siamo recati alla struttura come ogni giorno), i motivi che hanno indotto la struttura ad arrivare alle 22:30 del 3 dicembre per far intervenire il 118, nonostante la mia richiesta precisa alla dott.ssa Mormile, come è possibile che una struttura così importante ed onerosa, sia mancante nel periodo di tardi pomeriggio, sera e notte di un medico che assiste gli ospiti. Basta sottolineare che ogni vita è sacra e pertanto è doveroso svolgere tutte le azioni necessarie. Si chiede altresì che venga svolta indagine interna al fine di accertare se ci sono precise responsabilità degli addetti della R.S. A. Villa Mercede di Serrara Fontana.”

La morte del signor La Franca fa il paio con diversi casi registratisi in passato, sui quali, in un modo o nell’altro si è sottaciuto, prendendo la questione sotto gamba. I nostri anziani meritano rispetto come ogni vita umana e i familiari che per togliersi l’impiccio, si sono resi corresponsabili, dovrebbero vergognarsi.

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